Roma, 30 dic. (LaPresse) – Roma, 30 dic. (LaPresse) – Un anno da record per la giunta per le Autorizzazioni della Camera, che nel 2011 si è riunita ben 40 volte, per 53 ore e 17 minuti. Il doppio rispetto allo scorso anno, quando era stata chiamata in causa 26 volte per 18 ore totali. Nel 2009 l’organo parlamentare presieduto da Pierluigi Castagnetti era stato convocato ancora meno, in tutto 20 volte. Nel 2008 erano state 21. Richieste di arresto, di utilizzo di tabulati telefonici e intercettazioni, di accesso a pc e cassette di sicurezza. Le procure di tutta Italia, da Milano a Roma, a Napoli a Palermo, hanno chiamato in causa più volte i commissari della giunta su casi il più delle volte eccellenti. Nell’anno appena trascorso sono stati tanti i deputati nel mirino della giustizia italiana. Il 2011 si è infatti aperto con il tanto discusso ‘caso Ruby’, che ha avuto come protagonista l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Il 23 marzo scorso la giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio aveva dato parere favorevole (11 sì e 10 no) alla richiesta che la Camera sollevasse un conflitto di attribuzione contro il tribunale di Milano. Il tutto era nato da una telefonata che il premier aveva fatto alla questura di Milano dove era sotto stato di fermo Karima El Marhoug, in arte Ruby. I giudici milanesi avevano indagato Berlusconi per concussione e istigazione alla prostituzione di minore, trasmettendo alla Camera la richiesta di perquisizione dei locali del tesoriere del Cavaliere, Giuseppe Spinelli. In questo caso però la giunta non aveva votato la richiesta, ma il parere della maggioranza che aveva sollevato il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Berlusconi, secondo la relazione di Maurizio Paniz, nella telefonata alla questura di Milano aveva commesso un reato ministeriale perché convinto di intercedere a favore della nipote di Mubarak.
Con un solo voto di scarto l’organo parlamentare consegna il suo parere all’aula della Camera, che il 5 aprile approva con 314 i sì, 302 i no, la richiesta avanzata dal Pdl: sollevare davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Passano pochi mesi e la procura di Napoli invia alla giunta una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del deputato del Pdl, Alfonso Papa. Il parlamentare ed ex magistrato napoletano era accusato di concussione e rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sullo scandalo della P4. Contro ogni pronostico i deputati guidati da Castagnetti danno parere favorevole alla richiesta avanzata dai pm patenopei. Il sì all’arresto del deputato del Pdl è il quinto nella storia della giunta per le autorizzazioni. Negli annali di Montecitorio si ritrova il primo parere favorevole nel lontano 1955 durante il governo Scelba.
Una votazione che fa discutere, a causa dell’astensione della Lega, preludio alla decisione dell’aula della Camera. Il 20 luglio i deputati consegnano Alfonso Papa nella mani della giustizia. Con 319 i voti a favore, 293 i contrari, dopo 27 anni dall’ultimo caso, Montecitorio autorizza l’arresto di un parlamentare. A settembre la giunta torna a riunirsi per il caso di Marco Milanese, un altro deputato del Pdl coinvolto anche lui nello scandalo P4. Milanese, su cui pesa la richiesta di custodia cautelare della Procura di Napoli, è considerato il braccio destro dell’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e intorno al parlamentare si apre un vero e proprio caso politico. Questa volta però la maggioranza è compatta sia in giunta che in aula. Il 22 settembre, per una manciata di voti, Milanese si salva dalla galera. Con 312 i voti contrari all’arresto e 306 i favorevoli, la Camera rimanda al mittente la richiesta di arresto.
Il 14 ottobre sbarca a Montecitorio il caso di Saverio Romano, ministro dell’Agricoltura, accusato dalla procura di Palermo di “corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa nostra”. La giunta licenzia il parere a dicembre e consegna all’assemblea il suo sì all’utilizzo delle intercettazioni, che risalgono al 2003-2004 quando Romano era deputato dell’Udc. Il 21 dicembre anche l’aula della Camera decide a favore della richiesta della procura siciliana con 286 sì e 260 i no.
Il 2011 si chiude con un’altra richiesta di arresto eccellente. La procura di Napoli trasmette a Pierluigi Castagnetti oltre mille pagine per avallare la propria richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Nicola Cosentino. Il deputato del Pdl, accusato di essere il “referente politico del clan dei Casalesi”, era già stato giudicato da Montecitorio nel 2009 sempre nell’ambito dell’inchiesta che lo vedeva coinvolto in ambienti della camorra partenopea.
La difesa del parlamentare viene affidata a Maurizio Paniz che nella sua relazione rileva fumus persecutionis nella richiesta della misura restrittiva avanzata dai pm napoletani. Pur avendo deciso di chiudere il caso Cosentino prima della pausa natalizia, la giunta non riesce però a votare sulla richiesta di arresto per l’arrivo di nuove carte da vagliare e approfondire. Il voto di giunta e aula sul coordinatore del Pdl nella Regione Campania è stato rimandato a gennaio.
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