Roma, 22 nov. (LaPresse) – E’ bufera su Finmeccanica dopo le notizie diffuse dalla stampa sull’inchiesta Enav. Se il deputato Andrea Lulli, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera, chiede le dimissioni dei vertici, il presidente del colosso della tecnologia militare, Pier Francesco Guarguaglini, nega l’esistenza di fondi neri mentre il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini annuncia querele e il suo ex collega di partito e oggi senatore Pd Marco Follini smentisce ogni coinvolgimento.
“Il presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, dichiara in modo categorico di non aver mai creato fondi neri, di non aver mai elargito nè dato ordini di elargire somme di denaro a politici e/o partiti”, si legge in una nota dell’azienda. “Guarguaglini – prosegue il comunicato – ribadisce che Lorenzo Cola non è mai stato il suo braccio destro, come invece riportato da alcuni organi di informazione. Infine, esprime fiducia nell’operato della magistratura, che ha già fatto chiarezza sul caso Digint che non ha visto coinvolto nessun dirigente o manager di Finmeccanica”.
“L’onorevole Casini ha dato mandato ai suoi legali di sporgere querela nei confronti del signor Tommaso Di Lernia e di agire anche in sede civile per il risarcimento di danni, anche di immagine, il cui importo sarà interamente devoluto a enti benefici”, annuncia Roberto Rao, portavoce del leader dell’Udc. “In quindici anni di attività parlamentare non mi sono mai occupato di appalti e Di Lernia non lo conosco”, dice Follini al programma Agorà su Rai3.
“Non ho mai ricevuto somme di denaro dal signor Cola, né da altri. Ho dato incarico al mio legale, l’avvocato Romano Corsi, di querelarlo immediatamente”, annuncia l’ex senatore Franco Bonferroni, membro del cda di Finmeccanica. “Le dichiarazioni che, secondo quanto riportato da organi di stampa, lo stesso Cola avrebbe rilasciato al pm di Roma Ielo, sono false, mi stupiscono grandemente e mi procurano molta amarezza”, aggiunge.
Per Andrea Lulli, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera, “la situazione in cui versa Finmeccanica è molto grave. I vertici dell’azienda devono subito lasciare per salvaguardare un patrimonio industriale italiano che rischia di andare perso. Le inchieste e il conseguente tracollo in borsa – aggiunge Lulli – mettono a rischio, infatti, una delle eccellenze del nostro Paese. L’avvicendamento alla guida è necessario anche per evitare che le malefatte dei vertici aziendali vengano pagate dai lavoratori”.
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