Roma, 13 nov. (LaPresse) – Dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi, si allungano i tempi per la formazione del nuovo governo, che sarà guidato dal senatore a vita Mario Monti, incaricato oggi dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Le indiscrezioni di stampa che parlavano di un esecutivo lampo, con il giuramento al Colle già domani, sono state smentite dallo stesso ex commissario europeo che, parlando subito dopo aver ricevuto il mandato, le ha bollate come “voci di pura fantasia”. Monti sarà al lavoro da subito per avviare le consultazioni necessarie a individuare la nuova squadra dei ministri: un’operazione che, ha spiegato, sarà condotta “con urgenza, nei tempi più brevi possibili, ma con molto scrupolo”. Un ‘modus operandi’, quello del rettore dell’università Bocconi, che ricorda quello di Napolitano, volto a conciliare la necessità di una risposta alla crisi con misure che guardano alla crescita e al risanamento dei conti pubblici, ma anche all’equità sociale.
“I nostri sforzi – insiste Monti – saranno indirizzati a risanare la finanza, a riprendere il cammino della crescita, ma con una particolare attenzione all’equità sociale perchè lo dobbiamo ai nostri figli, per garantire loro un futuro concreto di dignità e di speranza”. Parole che riecheggiano fortemente quelle che il capo dello Stato pronuncerà subito dopo. E ad avvicinare Monti a Napolitano è anche la visione comune sul ruolo che l’Italia deve ritornare a giocare in Europa per recuperare credibilità. Il senatore a vita, nei prossimi giorni avrà palazzo Giustiniani come base operativa per “arruolare” i suoi tecnici di fiducia. Lo farà nella convinzione che il suo potrebbe anche essere un mandato lungo, almeno fino al 2013, data della fine della legislatura.
Sulla deadline del nuovo governo, infatti, il presidente della Repubblica non ha posto ufficialmente dei limiti e nonostante il Pdl, per bocca del suo segretario politico, Angelino Alfano, abbia limitato il mandato all’attuazione delle misure concordate con l’Unione europea, quello di Mario Monti potrebbe essere un governo con tutte le carte in regola per lasciare la politica fuori dalle decisioni esecutive ancora per un anno e mezzo.
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