Milano, 12 nov. (LaPresse) – Dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi si vada a votare senza passare per un governo tecnico. Questo il messaggio che il direttore de ‘Il Foglio’ Giuliano Ferrara, quello de ‘Il Giornale’ Vittorio Feltri e quello di ‘Libero’ Alessandro Sallusti hanno voluto lanciare con una manifestazione al teatro Manzoni di Milano a cui hanno partecipato anche il ministro Gianfranco Rotondi e il sottosegretario Daniela Santanchè. In sala c’erano circa 700 persone, soprattutto di mezza età, e un centinaio di persone affollava l’atrio del teatro.
Nessuna bandiera e nessuno slogan per i molti simpatizzanti del centrodestra che hanno aderito all’appello lanciato dai tre quotidiani di centrodestra (il ‘Foglio’ di questa mattina dedica tre pagine all’iniziativa). Tanta, però, la voglia di partecipare e dire no al governo Monti. L’intervento più applaudito è stato quello di Giuliano Ferrara, che ha aperto la manifestazione. Il lungo discorso è stato interrotto anche da frasi gridate dal pubblico. Una signora dice che il premier “era bellissimo con la bandana”. Altri sottolineano che i parlamentari del centro sinistra vogliono far proseguire la legislatura “solo per lo stipendio e la pensione”.
“Avete ragione – conferma Santanchè dal palco del teatro dove il premier conobbe Veronica Lario – lo fanno solo per lo stipendio e la pensione perchè molti di loro con un lavoro da 1.200 euro al mese non saprebbero come fare”. Tutti, politici, giornalisti e pubblico, sono però decisi a non permettere che “il berlusconismo venga rottamato”. Il ministro Rotondi dice di aver compiuto 50 anni e nonostante, ricorda, Concita De Gregorio dica che è “un rottame della Repubblica”, lui non ci sta: “Daniela – dice rivolgendosi alla Santanchè – la De Gregorio è nostra coetanea. Rottami tutti, ma noi siamo conservati meglio”. Al termine della manifestazione, durata circa due ore, un piccolo gruppo di contestatori ha atteso i rappresentanti del governo e i direttori dei giornali all’esterno del teatro. “E’ finita la pacchia, andate a lavorare” e “è ora di andare a lavorare”, recitavano due cartelli che i manifestanti hanno mostrato.
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