Roma, 31 ott. (LaPresse) – “Mi spiace dirlo perché è pur sempre il governo del mio Paese, ma non c`è ombra di dubbio che la credibilità internazionale dell’esecutivo sia molto bassa”. Così, intervistato dal ‘Messaggero’, il presidente della Camera Gianfranco Fini. “Non c’è – sottolinea Fini – badi bene, sfiducia nei confronti del sistema-Italia, tanto che da più parti si mette in evidenza il ruolo delle istituzioni, con riferimento esplicito al capo dello Stato, e le potenzialità che la nostra economia ha di ripresa. Non siamo certo la Grecia, abbiamo dei fondamentali molto più competitivi”. “Purtroppo – afferma il leader di Fli – c’è una ormai dichiarata sfiducia nei confronti di chi regge le sorti del governo”. Secondo Fini la sfiducia è dovuta “in primo luogo allo scetticismo per le tante promesse mai mantenute”. Per il presidente della Camera “a lungo andare questo è un prezzo che si paga”.

“Purtroppo – sostiene Fini, riferendosi alle critiche di Berlusconi all’euro – è innegabile che in Italia si sia molto attenuato lo spirito europeista e la crisi economica è stata solo l’ultimo anello di una catena. Ho l’impressione invece che qualcuno, soprattutto nella maggioranza, tenda a scaricare sull’Ue il peso di scelte che in realtà dovevano essere fatte in anodo autonomo e già da tempo da parte della nostra classe dirigente”. “Tra l’altro – aggiunge Fini – ipotizzare il ritorno alle divise nazionali è fuori dalla storia. I tedeschi, che avrebbero la moneta nazionale più apprezzata, sono i primi che hanno capito che finirebbero per non esportare più nulla con un inarco sovrastimato. Sono tutte pulsioni antieuropee tese a trovare un nemico di comodo”.

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