Roma, 9 ott. (LaPresse) – “Se si chiede ad un qualsiasi cittadino cosa teme del telefono non dirà mai le intercettazioni, ma la bolletta. Non mi sembra che quella di Berlusconi sia una mossa strategica che gli faccia ottenere il consenso di nessuno”. Esordisce con questa battuta la presidente in commissione Giustizia alla Camera Giulia Bongiorno che ha detto la sua circa il ddl intercettazioni alla trasmissione ‘In 1/2h’ su Rai3. La Bongiorno ha lasciato il suo incarico da relatrice del ddl intercettazioni, lasciando il posto al deputato Enrico Costa, in seguito alla decisione del Pdl di mantenere il pugno di ferro sull’emendamento che vieta la pubblicazione di ogni conversazione prima dell’udienza filtro.

“La situazione è peggiorata perchè Berlusconi si presenta a tutti con la faccia da garantista ma non lo è affatto e lo dimostra questa legge. Già dall’inizio la legge limitava il diritto di cronaca, dopo anni di mediazione improvvisamente a luglio 2010 non è stata votata perchè secondo lui l’avevo troppo annacquata. Ora l’ha totalmente stravolta”, ha spiegato la Bongiorno per far capire a tutti per quali ragioni non si riconosca più nel testo del decreto. Secondo la Bongiorno, infatti, “si spaccia per legge sulle intercettazioni una legge che non serve solo a limitarne gli eccessi. Io culturalmente sono contraria alla pubblicazione indiscriminata delle intercettazioni. Una legge che creasse dei limiti a me stava bene. Entro in contrasto quando loro prospettano questa idea ma poi fanno altro”.

La Bongiorno, durante un’intervista a ‘In 1/2h’ su Rai3, racconta che ogni volta che andava a casa di Berlusconi, litigavano sempre su questa legge e ribadisce che non intende ritirare le sue dimissioni dall’incarico di relatrice perchè, sebbene abbia votato in passato leggi ad personam, non condivide nella maniera più categorica quando queste diventano sistematiche.

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