Brescia, 4 set. (LaPresse) – Fermo Mino Martinazzoli, esponente politico della Democrazia cristiana, è morto stamattina a Brescia. Era malato da tempo e avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 30 novembre. Avvocato originario di Orzinuovi, Martinazzoli iniziò a fare politica negli anni ’60. È stato in Parlamento dal 1972 fino al 1994 (in Senato dal 1972 al 1983 e poi dal 1992 al 1994, alla Camera dal 1983 al 1992). Ministro della Giustizia, della Difesa, delle Riforme istituzionali, è stato anche l’ultimo segretario della Democrazia cristiana, ed era uno dei più importanti esponenti democristiani.

Ritenendo esaurita la forza della Dc dopo gli scandali di Tangentopoli, rimase alla guida del partito tentando di rinnovarlo e ridandogli il nome originale dato da Don Luigi Sturzo, Partito Popolare Italiano. Quando nel 1994 la coalizione di Patto per l’Italia (formato dal Ppi, dal Patto Segni, dal partito Repubblicano Italiano e da indipendenti socialisti e socialdemocratici) fallì, il tentativo di rappresentare un terzo polo centrista e rimase schiacciata nello scontro tra la prima alleanza del centro-destra e la sinistra di Achille Occhetto, Martinazzoli lasciò l’incarico.

A fine 1994 divenne sindaco di Brescia, rimanendo alla guida del comune fino al 1998, senza poi ripresentare la candidatura. Accettò di candidarsi alla presidenza della Regione Lombardia, sfidando Roberto Formigoni che ne uscì vincente. Fu consigliere regionale fino alla scadenza del mandato, nel 2005.

Le reazioni politiche

Appresa la notizia della scomparsa di Martinazzoli, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha espresso il proprio cordoglio alla famiglia dell’uomo “fra i migliori che la Repubblica abbia avuto al servizio degli ideali democratici e della cosa pubblica”.

Cordoglio anche da parte del presidente del Senato, Renato Schifani e del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, secondo il quale l’esponente della Democrazia cristiana lascera “in tutti noi un ricordo indelebile quale uomo politico e di cultura di altissimo spessore al servizio della Repubblica”.

Per il ministro della Giustizia, Nitto Francesco Palma, con Martinazzoli scompare “un avvocato scrupoloso, un ministro autorevole, un politico umanamente affidabile”. “Con lui l’Italia – ha detto invece il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini – perde un uomo dall’elevato spessore politico e culturale che ha segnato profondamente la nostra storia”.

“Se ne va con lui una figura singolare e irripetibile nella vita politica e civile del Paese” ha detto il segretario del Partito democratico, Pierluigi Bersani. Gli fa eco il vicesegretario Pd Enrico Letta: “Da oggi siamo più soli. La scomparsa di Martinazzoli ci lascia un profondo dolore. Se ne va un grande maestro e un riferimento politico e culturale impossibile da sostituire”.

Per l’Italia dei valori “encomiabile è stato il suo impegno per la legalità costituzionale e per i valori della migliore tradizione laica del cattolicesimo democratico, in tempi difficili – ha detto Leoluca Orlando – di declino della cosiddetta prima Repubblica”.

“Pur nelle differenti posizioni che ci hanno contraddistinto, è stato per tante generazioni di democristiani una figura di riferimento politico e morale, sia come ministro che come leader dello Scudocrociato, anche quando le nostre strade si sono divise”, lo ricorda il segretario Udc Lorenzo Cesa.

Per Dario Francescini, presidente deputati Pd, con Mino Martinazzoli “se ne va un uomo che ha messo passione, competenza e cultura in ogni passo della sua vita professionale e politica. Se ne va anche un pezzo decisivo e importante della storia politica italiana: senza la sua scelta coraggiosa di traghettare i cattolici democratici dalla Dc nella nuova stagione politica degli anni ’90, non sarebbero nati l’Ulivo e il Pd. Un’intera generazione gli è poi debitrice di indimenticabili momenti di entusiasmo e speranze”.

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