La velista dall'anima green si allena per il giro del mondo in solitaria nel 2028. "Nelle giovani generazioni il rispetto dell'ambiente e il futuro degli oceani"
Mare, vela, e impegno sociale. Questi tre elementi si legano insieme e si fondono nella vita di Francesca Clapcich, olimpionica e prima italiana a vincere il giro del mondo a vela ‘The Ocean race 2022-2023’. “Ho visto un grande cambiamento del mare in questi anni – osserva subito la velista in un colloquio con LaPresse in occasione della Giornata nazionale del mare che si celebra oggi – in giro c’è sempre più plastica, il colore del mare è diverso, è meno trasparente e pulito. Poi, il clima: le temperature del mare stanno aumentando, e le alghe che si staccano contribuiscono al peggioramento”.
E, anche se lei le ‘isole di plastica’ – simbolo di degrado prodotto da un non corretto smaltimento dei rifiuti – non le ha mai incontrate, le conosce bene: “Le nostre regate non arrivano in quelle aree. Ci sono zone degli oceani dove galleggiano delle isole di immondizia. Spesso puoi trovarti a navigare in luoghi remoti, anche verso Point Nemo nell’oceano Pacifico con il primo essere umano a 2mila miglia, e trovarla là”.
“Il mare è la mia vita – rileva Clapcich che si sta allenando per un grande obiettivo, il ‘Vendée Globe 2028’ (il giro del mondo in solitaria senza scalo e senza assistenza) – dobbiamo fare tutti qualcosa per salvarlo“. Dal 3 al 7 settembre la velista dall’anima green sarà alla ‘The Ocean Race Europe 2025’ a Genova.
“Il mare è il mio ambiente – prosegue il racconto di Clapcich che insieme con il suo sponsor ’11th Hour Racing’ fa dell’impegno nella sostenibilità ambientale una missione professionale e quotidiana – è il mio lavoro, e finché non vedi questi cambiamenti con i tuoi occhi potresti non crederci. Come velista professionista sento la responsabilità di raccontare quello che succede. Il mare cerca di difendersi ma non può riuscirci da solo: tutti dobbiamo fare qualcosa”.
Tra i molti temi che le stanno a cuore, la tutela degli squali (importantissimi per l’equilibrio dell’ecosistema marino) e la lotta al rumore subacqueo che può disturbare le specie che popolano i nostri mari. Per la salvaguardia degli squali – dal momento che in Italia molte specie vengono scambiate sul mercato ittico per esempio con carne di tonno e pescespada – la velista propone di “sensibilizzare ed educare il consumatore perché se non c’è consumo non ci sarà neanche più la pesca“. Per contrastare il rumore in acqua invece Clapcich ha partecipato ad alcuni esperimenti al BioMa, il Biodiversitario Marino, il Museo immersivo dell’area marina protetta di Miramare, a Trieste (città di nascita di Francesca), con dei test portati avanti anche a ridosso di Piazza dell’Unità d’Italia.
La buona novella è che, sul rispetto dell’ambiente, la velista vede “un’evoluzione in meglio: mi fa piacere notarla soprattutto nelle giovani generazioni; già nei bambini alle scuole elementari. Questo è molto importante per il futuro degli oceani”.
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