Due rapporti delle Nazioni Unite messi a punto da una piattaforma di esperti, l'Italia partecipa con l'Ispra
E’ necessario fermare la perdita di biodiversità cambiando approccio altrimenti i costi stimati saranno tra i 10 e 25mila miliardi di dollari all’anno. E’ la riflessione che emerge dai due rapporti di valutazione dell’Intergovernmental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services, approvati il 16 dicembre scorso da scienziati, esperti e rappresentanti dei governi delle Nazioni Unite.
La piattaforma – nata nel 2012 con il compito di valutare lo stato della biodiversità e dei servizi eco-sistemici – ha l’obiettivo di promuovere l’interfaccia tra scienza e politica. L’Italia ha aderito alla piattaforma intergovernativa a gennaio del 2020 e partecipa ai lavori anche attraverso il supporto tecnico dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
In base a stime recenti – contenute in uno dei due rapporti preparati dagli esperti delle Nazioni Unite – entro il 2030 potrebbero essere generate opportunità di business per un valore di oltre 10mila miliardi di dollari e creati 395 milioni di posti di lavoro a livello globale.
Nel primo rapporto si affrontano le sfide legate alla perdita di biodiversità e ai cambiamenti climatici ed esorta i decisori politici ad assumere decisioni e azioni che guardino oltre l’approccio “a scompartimenti stagni”. Nel secondo rapporto si ribadisce quanto sia urgente un cambiamento per fermare e invertire la perdita di biodiversità e per impedire il declino potenzialmente irreversibile e il collasso delle funzioni chiave dell’ecosistema, come l’estinzione delle barriere coralline a bassa quota, della foresta pluviale amazzonica e la perdita delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale.
Con un’azione immediata – raccomandano gli esperti dell’Onu – si possono sbloccare enormi opportunità attraverso approcci sostenibili, come l’economia positiva per la natura.
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