Intervista alla giornalista e blogger dopo la prima serata del Festival

"Quando ci siamo incontrate, Rula mi ha detto che voleva scoprirsi molto e che aveva intenzione di fare qualcosa di molto toccante. Di prendere coraggio e di raccontare la sua storia". Selvaggia Lucarelli parla a LaPresse di come è nato il testo in cui Rula Jebreal ha messo tanto di personale, di intimo, affrontando sul palco del Festival di Sanremo il tema della violenza sulle donne e rivelando la storia di sua madre suicida proprio per avere subito uno stupro a 13 anni. Tutto è partito da quella telefonata fra Selvaggia e Rula una settimana fa, telefonata che ha portato alla redazione di un monologo di 12 minuti. Poi il loro incontro, quel vino rosso biologico che le ha fatte "ridere un tono più alto del dovuto e le tante cose serie" che si sono dette. E infine la standing ovation per Rula che ha commosso la platea dell'Ariston.

Da dove siete partite per affrontare un tema così delicato? "Il nostro contatto è avvenuto molto a ridosso dell'inizio del Festival. Rula aveva collaborato nella stesura con autori uomini e voleva un tocco più emotivo, più femminile, più intimo sull'argomento. Io ho accolto la sua proposta con entusiasmo. E' un tema che ho affrontato tante volte e che mi sta a cuore, ma mi piaceva l'idea di cucirle addosso un vestito che non fosse solo l'abito da sera con cui è scesa dalla scalinata di Sanremo".

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