Cpi: “Putin in Ungheria? Eseguire l’arresto è un obbligo”

Cpi: “Putin in Ungheria? Eseguire l’arresto è un obbligo”

Il capo del Cremlino potrebbe vedere Trump tra 2 settimane a Budapest, su di lui un mandato d’arresto internazionale

Il possibile incontro a Budapest tra Donald Trump e Vladimir Putin, annunciato dal presidente Usa per provare ad arrivare a un accordo sulla guerra in Ucraina, ha aperto un nodo giuridico legato proprio alla figura del leader russo e al mandato di arresto emesso su di lui dalla Corte Penale Internazionale.

La Cpi: “Eseguire l’arresto è un obbligo giuridico”

La Cpi fa affidamento sugli Stati per l’esecuzione delle sue decisioni. Questo non è solo un obbligo giuridico nei confronti della Corte ai sensi dello Statuto di Roma, ma anche una responsabilità nei confronti degli altri Stati parte. Quando gli Stati hanno dubbi sulla cooperazione con la Corte, possono consultarla tempestivamente ed efficacemente. Tuttavia, non spetta agli Stati determinare unilateralmente la fondatezza delle decisioni giurisdizionali della Corte. Come stabilisce l’articolo 119 dello Statuto, ‘qualsiasi controversia relativa alle funzioni giudiziarie della Corte sarà risolta dalla decisione della Corte’”. Così a LaPresse la Corte penale internazionale, in merito al possibile viaggio di Vladimir Putin in Ungheria. Secondo la Cpi l’obbligo di eseguire l’arresto per Budapest rimane, nonostante l’Ungheria abbia annunciato il suo recesso dallo Statuto di Roma. “Il ritiro dallo Statuto di Roma è una decisione sovrana, soggetta alle disposizioni dell’articolo 127 di tale Statuto. Il recesso diventa effettivo un anno dopo il deposito di una notifica di recesso presso il Segretario generale delle Nazioni Unite, depositario dei trattati internazionali. Il recesso non ha alcun impatto sui procedimenti in corso o su qualsiasi questione già all’esame della Corte prima della data in cui il recesso è diventato effettivo”, sottolinea la Cpi.

La Ue: “Gli stati si attengano agli obblighi della Cpi”

Anche l’Unione Europea ribadisce quanto già confermato dalla Cpi: “Vogliamo essere chiari sulla Corte penale internazionale: la nostra posizione è sempre stata chiara e siamo lieti di ribadirla qui. L’Ue sostiene la Corte penale internazionale e i principi sanciti dallo Statuto di Roma. Rispettiamo l’indipendenza e l’imparzialità della Corte. Siamo fermamente impegnati a favore della giustizia penale internazionale e della lotta contro l’impunità”. Lo dice il portavoce per gli Affari esteri della Commissione europea, Anouar El Anouni, nel briefing quotidiano con la stampa, rispondendo a una domanda sull’obbligo dell’Ungheria di eseguire il mandato di arresto a Vladimir Putin in occasione del vertice con Trump. “E qui vorrei ricordare le conclusioni del Consiglio del 2023, in cui il Consiglio ha invitato tutti gli Stati a garantire la piena cooperazione con la Corte, anche attraverso la rapida esecuzione dei mandati di arresto pendenti, e a stipulare un accordo volontario”, rimarca. “Detto questo, un’altra questione sollevata in questa sede è stata quella del ritiro dalla Corte: il ritiro entrerà in vigore un anno dopo la notifica al Depositario, in Ungheria. Ci teniamo a precisare che non ha alcun effetto sull’obbligo di cooperazione di uno Stato in relazione a indagini e procedimenti avviati prima di tale data”, precisa.

Budapest: “Assicureremo a Putin ingresso in Ungheria”

Da Budapest, però, non vogliono sentire ragioni. Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjartó ha affermato in conferenza stampa che il governo ungherese “accoglierà con favore” Putin e che non è necessaria l’approvazione di alcuna istituzione o alleato per ospitare il presidente russo. “Gli assicuriamo che potrà entrare in Ungheria, condurre negoziati di successo e poi tornare a casa”, ha detto Szijjartó. “Non c’è bisogno di consultare nessuno. Siamo un Paese sovrano“, ha aggiunto.

Berlino: “Ungheria tenuta a rispettare mandato arresto Putin”

Secondo il governo tedesco, l’Ungheria sarebbe tenuta a rispettare gli statuti della Corte penale internazionale. Sebbene il governo di Budapest abbia dichiarato il suo ritiro dagli statuti della Corte, ciò non entrerà in vigore prima di aprile del prossimo anno, ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri tedesco, come riporta Ard. Pertanto, l’Ungheria rimane obbligata a eseguire il mandato di arresto contro Putin qualora il presidente russo entrasse nel Paese, ha aggiunto il portavoce

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