Dopo l’ennesima notte di attacchi russi, con 582 tra droni e missili, di cui 548 neutralizzati, l’Ucraina è sotto shock per l’uccisione a Leopoli dell’ex presidente del Parlamento ucraino Andriy Parubiy. Originario dell’oblast di Leopoli, 54 anni, Parubiy aveva iniziato la carriera politica nel Consiglio regionale di Leopoli, nel 2007 era diventato deputato, a dicembre del 2014 era stato eletto vice presidente della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, e ne era diventato presidente il 14 aprile del 2016. Da fine 2013 era stato fra i leader di Euromaidan (le proteste europeiste contro l’allora presidente Yanukovich, ndr) e già a dicembre del 2014 era stato vittima di un tentato assassinio, quando una persona ignota aveva lanciato una granata vicino all’hotel di Kiev dove si stava incontrando con dei colleghi. Parubiy è stato ucciso con 8 colpi di pistola. Secondo testimoni oculari il killer era travestito da corriere di Glovo, indossava un casco nero e sarebbe arrivato a bordo di una bici elettrica. Un crimine “preparato con cura“, ha rimarcato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per cui le forze dell’ordine non escludono una pista russa, ha spiegato il capo della Procura regionale di Leopoli, Mykola Meret.
Mosca avanza sul campo di battaglia
Intanto Mosca avanza sul campo di battaglia. “Da marzo sono stati liberati più di 3500 chilometri quadrati di territorio e 149 centri abitati”, ha affermato il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, Valery Gerasimov, “attualmente le forze armate della Federazione russa hanno liberato il 99,7% del territorio della Repubblica popolare di Lugansk (ne restano meno di 60 chilometri quadrati) e il 79% del territorio della Repubblica popolare di Donetsk. Le truppe russe controllano il 74% della regione di Zaporizhzhia e il 76% di quella di Kherson”. Insomma la maggior parte dei territori ucraini annessi dalla Russia e possibili oggetto di rivendicazione nei negoziati con Kiev.
Continua lo stallo sul fronte diplomatico
Sul fronte diplomatico però è stallo, mentre sono in scadenza le due settimane che il presidente americano Donald Trump aveva indicato per un possibile bilaterale Putin-Zelensky. Alti funzionari della Casa Bianca, secondo quanto riportato da Axios, ritengono che alcuni leader europei stiano pubblicamente sostenendo gli sforzi di Trump per porre fine alla guerra, ma cercherebbero dietro le quinte di vanificare i (presunti) progressi compiuti dopo il vertice in Alaska. Trump, inoltre, stando al Telegraph, starebbe negoziando con gli alleati europei per inviare compagnie militari private statunitensi per contribuire a garantire un potenziale accordo di pace. L’obiettivo di questi contractor sembrerebbe essere contribuire alla difesa degli interessi commerciali statunitensi in Ucraina, come quelli relativi all’accordo sullo sfruttamento delle terre rare.
Divisioni in Ue sull’uso dei beni russi confiscati
Il presidente russo Vladimir Putin intanto nei prossimi giorni sarà in visita in Cina, per il summit della Shanghai Cooperation Organization (Sco) di Tianjin e le commemorazioni del V-Day a Pechino, mentre gli Stati Ue lavorano al 19esimo pacchetto di sanzioni. Tutti d’accordo a parte l’Ungheria. Le divisioni riguardano semmai l’utilizzo dei beni russi confiscati. “È emersa chiaramente una grande maggioranza di paesi che non sono favorevoli“, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del Consiglio informale Esteri Gymnich a Copenaghen, “perché non c’è la base giuridica, come ha detto la Banca centrale europea, per poterli utilizzare. Sì agli interessi che vengono già utilizzati, ma quei beni, secondo noi” non devono essere usati.