(LaPresse) -Una marea umana è scesa in piazza a Budapest per il primo Pride contro uno specifico divieto emanato dal governo ungherese. Circa 200mila manifestanti in corteo da ogni parte d’Europa hanno risposto alla chiamata del Budapest Pride patrocinato e promosso dal comune e dal sindaco Gergely Karácsony, in piazza tra la gente. Da mesi ci si aspettava una manifestazione partecipata ma anche a rischio scontri con la polizia o con i manifestanti di estrema destra ma a parte alcuni piccoli episodi di attivisti nazionalisti del “64 Counties Youth Mouvement” che hanno provato a bloccare il corteo tutto si è svolto pacificamente. Non si è incrociato invece il corte con i manifestanti del gruppo Nostra Patria che si sono posizionati sul Ponte della Libertà previsto come passaggio della marcia. La polizia ha deviato il percorso per non far nascere tensioni e il corteo ha attraversato il Danubio da un’altra parte, sul Ponte Elisabetta. “Questo è ciò che l’Europa rappresenta: celebrare la diversità e l’inclusione” grida Eddy che dall’Irlanda ha scelto di prendere parte alla marcia per i diritti della comunità Lgbt. “È molto più di un pride” spiega invece Totanesh, “si tratta di opporsi a un governo estremamente autoritario in questo momento”. La manifestazione infatti arriva dopo il divieto approvato dal parlamento ungherese a marzo scorso che ha aggiunto alla legge sulla «protezione dei minori» il divieto di manifestazioni «rappresentano o promuovono l’omosessualità» in contesti dove sono presenti minori di 18 anni. Nei giorni scorsi il primo ministro ungherese Viktor Orbán aveva minacciato “conseguenze legali” per i partecipanti seppur senza “raggiungere il livello della violenza fisica”. “Le conseguenze legali? Sarà un po’ incosciente da parte mia ma non ho affatto paura oggi. Fa paura ma non fa paura allo stesso tempo” dice Lilly, ungherese che vive a Berlino. Tanti i cartelli e gli striscioni in piazza contro Orban, dipinto con i baffi da Hitler o con il rossetto, e contro il suo partito Fidesz. Una manifestazione che è stata per lo più una festa e una parata per opporsi a un divieto che molti nella società civile europea giudicano insensato. “Con tutte le tasse che paghiamo non possiamo nemmeno camminare e stare insieme? E dai” dice Singh che viene dal Nepal e vive a Bruxelles. “La vita è bella se ti piace vivere”.