Le tappe del conflitto dall''attacco preventivo' di Israele alla fragile tregua annunciata a sorpresa dal presidente Usa
Dall’attacco preventivo’ di Israele alla fragile tregua annunciata a sorpresa da Donald Trump dopo l’entrata nel conflitto degli Stati Uniti e la risposta iraniana contro la base americana Al Udeid in Qatar. Le principali tappe di quella che il presidente americano ha definito “la guerra dei 12 giorni” fra Iran e Israele.
13 giugno – Israele lancia l’operazione Rising Lion
Israele lancia nella notte una vasta offensiva aerea contro l’Iran, colpendo impianti nucleari, installazioni militari e residenze di alti dirigenti del regime di Teheran. L’operazione, denominata ‘Rising Lion’, è il più imponente attacco diretto tra i due Paesi nella storia recente del Medioriente. Oltre 200 velivoli dell’aeronautica israeliana prendono parte all’azione, supportati da cyber-attacchi e operazioni di intelligence mirate. Gli obiettivi colpiti comprendono le aree di Natanz, Khondab, Khorramabad, Teheran e Isfahan, strategiche per il programma nucleare iraniano. Negli attacchi vengono uccisi il comandante in capo dei Guardiani della Rivoluzione, il generale Hossein Salami, il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, Mohammad Bagheri, e alcuni importanti scienziati nucleari. Il presidente americano Donald Trump parla di attacco “eccellente”, accusando Teheran di non aver “colto” la possibilità di trattativa sul programma nucleare che gli era stata fornita. L’Iran risponde lanciando missili e droni verso Israele.
14 giugno – saltano i colloqui sul nucleare in Oman, Putin sente Trump e condanna gli attacchi
Salta l’incontro programmato che avrebbe dovuto tenersi in Oman fra le delegazioni iraniana e americana sul nucleare. “Sarebbe ingiustificabile”, spiega il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi. In una telefonata fra Vladimir Putin e Donald Trump, il presidente russo condanna l’operazione militare israeliana contro l’Iran e si dice pronto a mediare per evitare l’escalation.
15 giugno – Trump, al momento gli usa non coinvolti nelle guerra ma possibile che lo saremo
Donald Trump rimarca che al momento gli Stati Uniti “non sono coinvolti” nel conflitto fra Israele e Iran. “È possibile che lo saremo, ma al momento non lo siamo”, afferma il presidente americano, che apre alla proposta di mediazione di Vladimir Putin. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, smentisce le indiscrezioni di stampa secondo cui gli Usa avrebbero posto il veto sull’uccisione della Guida suprema iraniana Ali Khamenei.
16 giugno – Israele attacca la sede della tv Iraniana. Netanyahu, i nostri raid ritardano il programma nucleare di Teheran
I jet israeliani bombardano la sede dell’emittente di Stato iraniana Irib a Teheran. “Il megafono della propaganda e dell’incitamento iraniano sta per scomparire”, afferma il ministro della Difesa, Israel Katz. Secondo il premier Benjamin Netanyahu gli attacchi hanno ritardato di “molto molto tempo” il programma nucleare iraniano.
17 giugno – Donald Trump lancia l’ ultimatum a Teheran, resa incondizionata
Donald Trump lancia un ultimatum all’Iran, chiedendo la “resa incondizionata”. “Abbiamo il controllo totale dei cieli”, rivendica il presidente americano, facendo per la prima volta ricorso al ‘noi’ nonostante gli Usa non siano formalmente in guerra. Quanto all’ayatollah Ali Khamenei, “sappiamo esattamente dove si nasconde, ma non lo elimineremo, almeno non per ora”.
18 giugno – Khamenei parla alla nazione, Israele ha commesso un grave errore e sarà punito
La Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, parla alla nazione affermando che “Israele ha commesso un grave errore e sarà punito per le sue azioni”. L’ayatollah definisce l’ultimatum americano “inaccettabile” e avverte gli Usa che “qualsiasi intervento militare statunitense sarà senza dubbio accompagnato da danni irreparabili”.
19 giugno – Casa Bianca, Trump deciderà se intervenire in iran entro due settimane
La Casa Bianca annuncia che il presidente americano Donald Trump prenderà una decisione su un eventuale intervento in Iran “entro due settimane”. Secondo Washington, ci sono ancora “sostanziali possibilità” di negoziati con Teheran.
20 giugno – Netanyahu, avanti con o senza Trump. vertice a Ginevra fra i ministri degli esteri di Iran e Germania-Francia-Gb-Ue
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, afferma che il programma nucleare iraniano sarà fermato “con o senza Trump”, mentre il ministro della Difesa, Israel Katz, annuncia l’intensificazione degli attacchi. A Ginevra si tiene un incontro fra il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, e gli omologhi di Francia, Regno Unito, Germania e l’Alta rappresentante Ue. I ministri europei, al termine dei colloqui, assicurano la volontà propria e dell’Iran di continuare il dialogo.
21 giugno – Khamenei ‘introvabile’, teme per la sua vita e nomina 3 successori
L’ayatollah Ali Khamenei avrebbe nominato tre suoi successori in caso di morte. Secondo indiscrezioni dei media, la Guida suprema si troverebbe in un bunker e temerebbe di essere ucciso. Né il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, né il ministro degli Esteri Abbas Aragchi sarebbero riusciti a contattarlo per informarlo di una richiesta della Turchia di un incontro con alti funzionari statunitensi a Istanbul.
22 giugno – gli Usa attaccano i siti nucleari Iraniani
Nella notte fra il 21 e il 22 giugno gli Stati Uniti attaccano i siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan. Il presidente Donald Trump in un discorso alla nazione parla di “spettacolare successo militare”. “Se non ci sarà presto la pace, colpiremo altri bersagli”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu loda la “coraggiosa decisione” americana che “cambierà la storia”. “Risponderemo con durezza, fermezza e in modo tale da far pentire chi ci ha aggredito”, afferma il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. Il vice presidente J.D. Vance dichiara che gli Stati Uniti “non sono in guerra con l’Iran, ma con il suoi programma nucleare”. Dall’Unione Europea appelli alla de-escalation.
23 giugno – Teheran lancia missili su una base usa in Qatar in risposta agli attacchi Usa
Teheran lancia missili verso la base americana di Al Udeid in Qatar “in risposta all’aggressione americana”. I missili sarebbero tanti quante le bombe che gli Usa avevano sganciato sui tre siti nucleari iraniani attaccati nella notte fra il 21 e 22 giugno. Il Qatar era stato avvertito in precedenza e anche gli Usa avevano messo in sicurezza le basi, dove non si registrano danni. Nel corso della giornata Israele aveva attaccato pesantemente l’Iran, colpendo alcuni edifici simbolo del potere, fra cui il carcere di Evin. Poche ore prima dell’attacco il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, era ricevuto al Cremlino da Vladimir Putin, che ha definito il raid americano “un’aggressione immotivata e priva di giustificazione”.
24 giugno – Donald Trump annuncia cessate il fuoco fra Israele e Iran
Nella notte fra il 23 e il 24 giugno il presidente americano Donald Trump annuncia un cessate il fuoco “pienamente concordato” fra Israele e Iran, proclamando la fine di quella che definisce “la guerra dei 12 giorni”. Trump loda i due paesi “per l’intelligenza e il coraggio” dimostrati. La tv iraniana annuncia lo stop alla guerra, affermando che è stato “imposto” a Israele in seguito al “successo” dell’attacco iraniano alla base statunitense in Qatar. Il primo ministro slovacco israeliano, Benjamin Netanyahu, afferma dal canto suo che Israele ha raggiunto “tutti i suoi obiettivi”, eliminando una “duplice minaccia esistenziale immediata, sia nel campo nucleare che in quello dei missili balistici”. A un’ora di distanza dall’entrata in vigore della tregua, due missili balistici vengono lanciati dall’Iran verso il nord di Israele, che annuncia un’immediata rappresaglia. Teheran smentisce la violazione dell’accordo.
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