La spiaggia di Tel Aviv è poco affollata rispetto al solito venerdì mattina dopo l’attacco sferrato da Israele alle strutture nucleari iraniane, con le successive minacce di Teheran di colpire lo Stato ebraico. Dichiarato lo stato di emergenza in previsione di attacchi di rappresaglia. “Penso che sia doveroso approfittarne e colpire quelle strutture che, in futuro, ne approfitteranno a loro volta e colpiranno strutture israeliane”, dice un abitante della città. “Non ho provato alcuna paura. È qualcosa con cui il popolo israeliano convive da anni: razzi che cadono, dover correre nei rifugi ogni giorno. Quale società dovrebbe sopportare tutto questo? Perché un Paese dovrebbe sopportarlo? E Israele non dovrebbe sopportarlo. Ma ci siamo diretti tutti verso il rifugio, i bambini, i giovani, gli anziani, tutti nella tromba delle scale, dove si trovava il nostro rifugio, e ci siamo aiutati a vicenda, qui sono tutti resilienti. Erano calmi, tranquilli, ci sono abituati”, afferma un’altra donna.