Migranti, Consiglio d’Europa: “No a pressioni politiche sulla Cedu”

Migranti, Consiglio d’Europa: “No a pressioni politiche sulla Cedu”
La sede a Strasburgo della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu)

La risposta di Alain Berset alla lettera con cui è stato chiesto di aprire un dibattito sull’interpretazione della Convenzione

Alain Berset, segretario generale del Consiglio d’Europa, risponde alla lettera con cui nove Stati membri, su iniziativa di Danimarca e Italia, hanno chiesto di aprire un dibattito europeo sul modo in cui la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) viene interpretata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, poiché alcune interpretazioni limiterebbero la capacità degli Stati di adottare misure efficaci in materia di migrazione e sicurezza, soprattutto riguardo all’espulsione di stranieri condannati per reati gravi. “In una società governata dallo stato di diritto, nessuna magistratura dovrebbe subire pressioni politiche. Le istituzioni che tutelano i diritti fondamentali non possono piegarsi ai cicli politici. Se lo facessero, rischieremmo di erodere la stessa stabilità per cui sono state create. La Corte non deve essere strumentalizzata, né contro i governi, né da essi”, si legge in un passaggio della risposta. Tra gli Stati firmatari della lettera sulla Cedu ci sono anche Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia.

“Il nostro fondamento è l’indipendenza della Cedu”

“La loro preoccupazione riguarda le sentenze in materia di immigrazione. Si tratta di sfide complesse e le democrazie devono sempre rimanere aperte alla riflessione attraverso le opportune vie istituzionali. Ma la chiarezza è essenziale“, scrive ancora Berset sulla Cedu. “La Corte europea dei diritti dell’uomo non è un organo esterno. È il braccio giuridico del Consiglio d’Europa, creato dai nostri Stati membri, istituito per scelta sovrana e vincolato da una Convenzione che tutti i 46 membri hanno liberamente firmato e ratificato. Esiste per proteggere i diritti e i valori che i 46 membri si sono impegnati a difendere. Il nostro fondamento è la difesa dell’indipendenza e dell’imparzialità della Corte. Il dibattito è sano, ma la politicizzazione della Corte non lo è”. Berset sottolinea poi come quest’anno la Cedu “celebra il suo 75° anniversario. La Corte ha dato vita ai suoi principi, guidando gli Stati europei attraverso minacce all’indipendenza della magistratura, disordini politici e persino guerre. In ogni caso, ha svolto un ruolo di bussola costante, sostenendo lo stato di diritto e tutelando i diritti individuali all’interno del sistema di pesi e contrappesi che i nostri Stati hanno scelto di costruire insieme. La Corte europea dei diritti dell’uomo è l’unica corte internazionale che giudica le violazioni dei diritti umani nel contesto della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. Questo non dovrebbe mai essere indebolito”. E conclude: “Di fronte alle complesse sfide odierne il nostro compito non è indebolire la Cedu, ma mantenerla forte e pertinente, per garantire che libertà e sicurezza, giustizia e responsabilità siano in equilibrio. Questa è l’eredità che ci è stata affidata. Ed è il dovere che condividiamo”.

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