Gaza, attacchi di Israele: almeno 60 morti

Gaza, attacchi di Israele: almeno 60 morti
Palestinians struggle to get donated food at a community kitchen in Jabalia, northern Gaza Strip, Monday, May 19, 2025. (AP Photo/Jehad Alshrafi) Associated Press/LaPresse

Borrell: “L’Europa ha dimostrato di avere un doppio standard, ormai lo pensa la stragrande maggioranza del mondo non occidentale”

IN AGGIORNAMENTO – Gli attacchi dell’esercito di Israele lanciati durante la notte e fino all’alba hanno ucciso almeno 60 persone in tutta la Striscia di Gaza. Secondo il ministero della Salute dell’enclave, due attacchi nel nord di Gaza hanno colpito un’abitazione e una scuola trasformata in rifugio, uccidendo almeno 22 persone, più della metà delle quali erano donne e bambini.

Un raid nella città centrale di Deir al-Balah ha ucciso 13 persone e un altro nel vicino campo profughi di Nuseirat ha ucciso 15 persone, secondo l’ospedale Martiri di Al-Aqsa. Infine, l’ospedale Nasser ha riferito che due bombardamenti nella città meridionale di Khan Younis hanno ucciso 10 persone. 

Hamas: “Negoziati in Qatar fermi da sabato scorso” 

Hamas ha affermato in una dichiarazione ufficiale che “da sabato scorso” non si sono svolte “trattative serie” in Qatar in merito al cessate il fuoco a Gaza e al rilascio degli ostaggi. “La presenza della delegazione sionista a Doha è un palese tentativo da parte d Netanyahu di fuorviare l’opinione pubblica mondiale. Da sabato, non si sono svolti negoziati seri in Qatar”, ha affermato Hamas.

Onu: “Da Israele via libera a ingresso 100 camion con aiuti a Gaza”

Il portavoce delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Jens Laerke, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa a Ginevra che l’organizzazione ha ricevuto l’autorizzazione a far entrare 100 camion di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Lo riportano i media israeliani. “Abbiamo chiesto l’autorizzazione per molti altri camion – ha spiegato – se i bambini di Gaza non ricevono le attrezzature salvavita di cui hanno bisogno, saranno a rischio di morte”. 

Netanyahu: “Ci fermeremo se Hamas depone le armi e libera gli ostaggi”

“La guerra può finire domani se gli ostaggi rimasti vengono rilasciati, Hamas depone le armi, i suoi leader assassini vengono esiliati e Gaza viene smilitarizzata. Non ci si può aspettare che nessuna nazione accetti qualcosa di meno e Israele certamente non lo farà. Questa è una guerra di civiltà contro la barbarie. Israele continuerà a difendersi con mezzi giusti finché non sarà raggiunta la vittoria totale”. È quanto afferma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu rispondendo alla dichiarazione congiunta rilasciata ieri da Francia, Regno Unito e Canada, in cui Keir Starmer, Emmanuel Macron e Mark Carney avevano affermato: “Se Israele non cessa la nuova offensiva militare e non revoca le restrizioni sugli aiuti umanitari, adotteremo ulteriori misure concrete in risposta. Abbiamo sempre sostenuto il diritto di Israele a difendere gli israeliani dal terrorismo. Ma questa escalation è del tutto sproporzionata”.

“Chiedendo a Israele di porre fine a una guerra difensiva per la nostra sopravvivenza prima che i terroristi di Hamas ai nostri confini vengano distrutti, e chiedendo uno Stato palestinese, i leader di Londra, Ottawa e Parigi stanno offrendo una ricompensa enorme per l’attacco genocida contro Israele del 7 ottobre, invitando al contempo a commettere altre atrocità simili”, ha replicato Netanyahu. 

Onu: “Aiuti a Gaza sono una goccia in un Oceano”

Tom Fletcher, responsabile umanitario delle Nazioni Unite, ha detto che ieri sono arrivati nella Striscia di Gaza gli annunciati 5 camion di aiuti ma che si trovano appena oltre il confine e non hanno ancora raggiunto la popolazione. “Sono una goccia nell’oceano”, ha detto intervistato da Bbc Radio 4. Fletcher spera oggi di far arrivare altri 100 camion a Gaza. “Sarà dura”, ha precisato, sottolineando che vengono “ostacolati” in ogni momento. “Ma li riempiremo di cibo per bambini e la nostra gente correrà questi rischi”, ha aggiunto.

Un Women: almeno 28mila donne uccise dall’inizio del conflitto

UN Women, l’agenzia Onu per le donne, stima che oltre 28.000 donne e ragazze siano state uccise a Gaza dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023, ovvero in media una donna e una ragazza uccise ogni ora negli attacchi delle forze israeliane. “Tra le vittime, migliaia erano madri, che hanno lasciato dietro di sé bambini, famiglie e comunità devastate”, si legge in un comunicato. 

Opposizione Israele: “Governo uccide bimbi a Gaza per hobby”

Yair Golan, capo dei democratici all’opposizione in Israele, ha lanciato pesanti accuse contro il governo di Benjamin Netanyahu sulla guerra nella Striscia di Gaza. “Israele è sulla buona strada per diventare uno Stato paria, come lo è stato il Sudafrica, se non torniamo a comportarci come un Paese sano di mente”, ha detto il leader della sinistra in un’intervista all’emittente pubblica Kan.

“Un paese sano di mente non combatte contro i civili, non uccide i bambini per hobby e non si pone l’obiettivo di espellere le popolazioni”. “Questo governo è pieno di individui vendicativi, senza morale e incapaci di gestire un Paese in tempo di crisi”, ha aggiunto, “questo mette a repentaglio la nostra esistenza”.

Borrell: “L’Europa deve fermare Israele”

L’Europa ha “dimostrato di avere un doppio standard, ormai lo pensa la stragrande maggioranza del mondo non occidentale. Con l’eccezione di Spagna, Irlanda e qualche altro Paese, ci sono più voci critiche all’interno della stessa comunità ebraica, in quella francese per esempio, che nell’Unione europea”. Lo dice in una intervista a Repubblica Josep Borrell, ex presidente del Parlamento europeo, per sei anni l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri.

Per fermare la guerra a Gaza “la prima condizione è l’unità. Però siamo stati troppo divisi per avere un impatto reale su questa tragedia. Abbiamo fornito aiuti umanitari quando Netanyahu ce li ha lasciati entrare. Qualcun altro ora si sta unendo alla richiesta di Spagna e Irlanda di sospendere l’Accordo di associazione Ue-Israele”.

Aiuti a Gaza

Cinque camion di aiuti umanitari, tra cui alimenti per l’infanzia, sono entrati ieri sera nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom. Lo ha annunciato il Coordinatore delle attività governative nei territori (COGAT) del ministero della Difesa israeliano. Si tratta della prima consegna di questo tipo dal 2 marzo. Lo riporta il Times of Israel. La consegna degli aiuti – viene spiegato – avviene “su raccomandazione di funzionari professionisti dell’Idf e in conformità con le direttive del livello politico”. “Tutti gli aiuti sono stati trasferiti dopo un’accurata ispezione di sicurezza da parte del personale dell’Autorità dei punti di attraversamento del ministero della Difesa”, si legge ancora. 

Centinaia di residenti di Khan Younis nella Striscia di Gaza meridionale, ieri, 19 maggio, hanno manifestato per chiedere la fine della guerra e il ritiro di Hamas dalla Striscia. Lo riporta Ynet citando alcuni video che sono stati postati sui social network. La decisione, presa “ieri sera in fretta”, di riprendere gli aiuti umanitari a Gaza è “un grave errore”. Lo ha affermato il ministro della Sicurezza nazionale ed esponente dell’estrema destra israeliana, Itamar Ben-Gvir. “La verità deve essere detta al pubblico nello stato di israele, gli aiuti arriveranno anche ad Hamas – ha aggiunto – dobbiamo spiegare al presidente Trump che questo mette in pericolo i nostri soldati”. 

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