La Repubblica Islamica: "Abbiamo il diritto di rispondere". Cina preoccupata, Trump: "Parti si fermino ora, pronto ad aiutare"

È di almeno 31 morti e decine di feriti il bilancio dell’attacco con missili lanciato dall’India sul territorio del Pakistan, secondo quanto fatto fatto sapere dalle autorità locali pakistane. I raid hanno colpito zone del Kashmir e del Punjab, prendendo di mira le infrastrutture utilizzate dai militanti legati al massacro di turisti avvenuto lo scorso 22 aprile a Pahalgam, nella parte del Kashmir controllata dall’India. Nuova Delhi accusa Islamabad di avere sostenuto l’attacco, cosa che il Pakistan nega.

L’india al tempo stesso denuncia che è salito a sette civili morti e 30 feriti il bilancio del fuoco nella parte indiana del Kashmir. A riferirlo fonti mediche e di polizia indiane, precisando che tutte le vittime sono state registrate nel distretto di Poonch, vicino alla frontiera altamente militarizzata.

 

Trump: “Parti si fermino ora, pronto ad aiutare”

La situazione tra India e Pakistan “è terribile“. “Vado d’accordo con entrambi. Conosco entrambi molto bene e voglio vederli risolvere la questione. Voglio vederli smettere”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, rispondendo alle domande nello studio Ovale. “E spero che possano smettere ora. Hanno ottenuto la stessa cosa, quindi si spera che possano smettere ora. Ma conosco entrambi. Andiamo molto d’accordo con entrambi i Paesi. Abbiamo buoni rapporti con entrambi e voglio che tutto questo finisca. E se posso fare qualcosa per aiutare, ci sarò”, ha detto ancora Trump. 

Islamabad autorizza forze armate a rispondere all’attacco dell’India

Il governo del Pakistan ha fatto sapere che Islamabad si riserva il diritto di rispondere all’attacco da parte dell’India “per legittima difesa, nel momento, nel luogo e nel modo che riterrà opportuno” e ha aggiunto che le forze armate sono state autorizzate a intraprendere “azioni corrispondenti” per vendicare quella che ha definito una violazione della sovranità del Paese.

Il Comitato di sicurezza nazionale del Pakistan, presieduto dal primo ministro Shehbaz Sharif, ha denunciato in un comunicato che l’attacco dell’India è stato effettuato “con il falso pretesto della presenza di campi terroristici immaginari” e ha deliberatamente preso di mira infrastrutture civili, tra cui moschee. “Questi attacchi immotivati e ingiustificati hanno causato la morte di uomini, donne e bambini innocenti”, si legge nella dichiarazione, in cui si aggiunge che l’esercito pakistano ha risposto agli attacchi abbattendo cinque caccia e aerei da ricognizione indiani. 

PAKISTAN
Indian Air Force soldiers arrive at Pampore in Pulwama district of Indian controlled Kashmir, Wednesday, May 7, 2025. (AP Photo/Dar Yasin)

Turchia: “Con attacco India rischio guerra totale”

“Stiamo seguendo con preoccupazione gli sviluppi tra Pakistan e India. L’attacco sferrato dall’India ieri sera (6 maggio) ha creato il rischio di una guerra totale. Condanniamo tali azioni provocatorie e gli attacchi contro civili e infrastrutture civili. Esortiamo le parti a dare prova di buon senso ed evitare azioni unilaterali”. Lo afferma il ministero degli Esteri della Turchia. “Ci auguriamo che vengano adottate quanto prima le misure necessarie per ridurre le tensioni nella regione e che vengano istituiti i meccanismi necessari, anche nel campo della lotta al terrorismo, per evitare il ripetersi di incidenti simili. Sosteniamo la richiesta del Pakistan di avviare un’indagine sull’attacco terroristico del 22 aprile”, conclude la diplomazia di Ankara.

Islamabad: “Palese atto di aggressione”

Islamabad ha convocato l’incaricato d’affari dell’India per presentare una forte protesta contro quelli che ha definito “attacchi indiani non provocati in diverse località” del Pakistan e del Kashmir. Lo riferisce il ministero degli Esteri pakistan, sottolineando che gli attacchi hanno causato la morte e il ferimento di diversi civili, tra cui donne e bambini. Al diplomatico indiano è stato detto che “il palese atto di aggressione dell’India costituisce una chiara violazione della sovranità del Pakistan“, comunica il ministero, aggiungendo che la parte indiana è stata avvertita che tale “comportamento sconsiderato” costituisce una grave minaccia alla pace e alla stabilità regionale. 

India: “Sparatorie arbitrarie”

Secondo le autorità, diversi edifici sono stati danneggiati dai bombardamenti. Nuova Delhi ha riferito che l’esercito pakistano avrebbe fatto “ricorso a sparatorie arbitrarie” lungo la Line of Control, cioè il confine de facto che divide la regione del Kashmir contesa fra i due Paesi, con colpi d’arma da fuoco e d’artiglieria.  

Pakistan: “Abbiamo il diritto di rispondere”

Il portavoce dell’esercito pakistano, il tenente generale Ahmed Sharif, ha riferito che i missili indiani hanno colpito sei località nella zona del Kashmir amministrata dal Pakistan e nella provincia orientale del Punjab. “Il Pakistan ha tutto il diritto di rispondere con forza a questo atto di guerra imposto dall’India”, ha dichiarato il premier pakistano, Shehbaz Sharif, convocando una riunione del Comitato di sicurezza nazionale.

Gli attacchi nel Kashmir

Fonti della sicurezza pakistana hanno fatto sapere che sono sei le persone morte negli attacchi nella parte del Kashmir amministrata dal Pakistan. Secondo quanto riferito da Islamabad, i raid indiani hanno colpito diverse località in tutto il Paese, danneggiando quattro moschee e una clinica medica. Uno dei missili ha colpito una moschea a Muridke, vicino alla città orientale di Lahore, danneggiandone la struttura.

La questione terroristica

Un edificio tentacolare situato vicino alla moschea di Muridke era stato precedentemente utilizzato come quartier generale di Lashkar-e-Taiba, o LeT, fino al 2013, quando il Pakistan ha messo il gruppo fuori legge e ha preso il controllo di seminari, scuole e ambulatori gestiti da un’organizzazione benefica legata al fondatore di LeT, Hafiz Saeed, che sta attualmente scontando diverse pene detentive con l’accusa di finanziamento del terrorismo. Un altro missile ha colpito appunto una moschea a Bahawalpur, adiacente a un seminario religioso che un tempo era la sede centrale di Jaish-e-Mohammed, gruppo militante messo fuori legge dall’ex presidente Pervez Musharraf nel 2002. Secondo le autorità locali, il gruppo non ha più alcuna presenza operativa nel sito dal momento del divieto.

Il ministero della Difesa indiano, dal canto suo, ha dichiarato che sono stati colpiti almeno nove siti “dove erano stati pianificati attacchi terroristici contro l’India”. “Le nostre azioni sono state mirate, misurate e non aggressive. Nessuna struttura militare pakistana è stata presa di mira”, ha proseguito, affermando che “l’India ha dato prova di notevole moderazione nella scelta degli obiettivi e delle modalità di esecuzione”.

Nella parte del Kashmir controllata dall’India le autorità hanno chiuso tutte le scuole in almeno sette zone di confine e le scuole resteranno chiuse anche nei dintorni dell’aeroporto di Srinagar.

Da dove nascono le tensioni in Kashmir

Il Kashmir è diviso fra India e Pakistan dal 1949 ed è rivendicato da entrambi i Paesi nella sua interezza. Le tensioni fra i due Paesi, entrambi dotati di armi nucleari, sono al punto più alto dal 2019, quando le parti arrivarono vicine a una guerra dopo un attentato suicida in Kashmir. L’attacco del 22 aprile è stato rivendicato da un gruppo militante precedentemente sconosciuto che si fa chiamare Kashmir Resistance. Almeno tre turisti sopravvissuti hanno raccontato ad Associated Press che gli uomini armati hanno preso di mira uomini indù e hanno sparato loro a distanza ravvicinata.

Cina preoccupata

La Cina invita India e Pakistan alla moderazione, a seguito dell’attacco dell’India in Pakistan. “La Cina esprime rammarico per le azioni militari intraprese questa mattina dall’India ed è preoccupata per gli attuali sviluppi. La Cina si oppone a ogni forma di terrorismo”, ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri cinese. “Invitiamo sia l’India che il Pakistan a dare priorità alla pace e alla stabilità, a mantenere la calma e la moderazione ed evitare azioni che complichino ulteriormente la situazione”, ha aggiunto.

Pechino è di gran lunga il principale investitore in Pakistan, con un progetto da 65 miliardi di dollari per il Corridoio economico Cina-Pakistan che attraversa il Paese. La Cina ha inoltre diverse rivendicazioni territoriali con l’India, una delle quali riguarda la parte nord-orientale della regione del Kashmir.

Trump: “Una vergogna”

Il presidente americano, Donald Trump, ha definito una “vergogna” l’escalation in corso tra India e Pakistan. Lo riportano i media internazionali. “E’ una vergogna. Ne abbiamo sentito parlare appena varcata la soglia dello Studio Ovale”, ha detto Trump. “Immagino che la gente sapesse che sarebbe successo qualcosa, basandosi su un po’ sul passato. Combattono da molto tempo”, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti, augurandosi che la crisi “finisca molto presto.”

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