Il presidente americano però frena sulla Nato: "No all'adesione"
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarà nel Regno Unito nel weekend, dove domenica a Londra è in programma un vertice dei leader europei sulla difesa, ma prima volerà a Washington, domani 28 febbraio, per la firma dell’accordo sui minerali e le terre rare. A confermarlo è stato Donald Trump in persona, aprendo una riunione di gabinetto alla Casa Bianca. Dall’incontro dipenderà la firma o meno dell’intesa con cui il presidente statunitense non ha nascosto di voler “riprendersi” i soldi spesi in sostegno a Kiev.
L’accordo
“Questo accordo economico può essere parte delle future garanzie di sicurezza, ma voglio capire la visione più ampia. Cosa attende il nostro Paese?”, sono stati i dubbi espressi da Zelensky in conferenza stampa. Il leader ucraino vuole discutere con Trump sulla possibilità che gli Stati Uniti interrompano gli aiuti militari e, nel caso, capire se l’Ucraina sarà in grado di acquistare armi direttamente da Washington. Vuole anche sapere se l’Ucraina potrà utilizzare i beni russi congelati per investimenti in armi e se Washington ha in programma o meno di eliminare le sanzioni contro la Russia. Dalla bozza dell’accordo pubblicata da alcuni media internazionali è emerso intanto che “i Governi dell’Ucraina e degli Stati Uniti d’America, al fine di raggiungere una pace duratura in Ucraina, intendono istituire un Fondo d’investimento per la ricostruzione” e che Kiev “contribuirà al Fondo con il 50%” dei ricavi ottenuti dalla vendita di risorse naturali di cui il suo territorio è ricco, come minerali, petrolio e gas.
II nodo Nato
Trump però è deciso a mettere a Kiev alcune limiti, primo tra i quali quello di “scordarsi dell’adesione alla Nato, perché probabilmente è stata la ragione per cui la guerra è iniziata”.Gli Stati Uniti nel frattempo continuano le trattative anche con Mosca. Domani, giovedì 27 febbraio, è previsto a Istanbul, in Turchia, un incontro tra funzionari russi e americani per discutere della normalizzazione del lavoro delle rispettive ambasciate. “Penso che dai risultati sarà chiaro quanto velocemente ed efficacemente potremo agire”, ha commentato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, facendo intendere che una maggiore collaborazione tra Mosca e Washington sia un preludio ai negoziati per arrivare a una fine della guerra in Ucraina che non scontenti gli interessi russi.
Trump è fiducioso di poter convincere le parti in causa ad accordare una pace “per fermare le uccisioni di soldati russi e ucraini“. Mosca e Washington sono però in disaccordo su un tema che spacca anche l’Ue: l’invio di soldati europei come forze di peacekeeping sul territorio conteso. Se Trump l’ha definita una “buona cosa”, Lavrov l’ha respinta con forza, accusando l’Europa: “Annuncia nuovi grandi pacchetti di aiuti militari a Kiev, la incita a continuare le azioni militari, affermando che in questa situazione la pace è peggio della guerra”. Guerra che intanto non si ferma sui territori ucraini. Mentre le forze armate di Kiev riuscivano a sventare la presa da parte dei russi dell’area di Pokrovsk e della strategica autostrada che la collega a Dnipro, i droni russi hanno colpito ancora una volta la regione di Kiev. Nell’attacco è stata uccisa la giornalista dell’agenzia Ukrinform Tetyana Kulyk, sorpresa dal raid nella sua casa di Bucha. Era autrice e conduttrice del progetto ‘Nation of the Invincibles’ in cui intervistava personalità della società civile attive in prima linea per alleviare le sofferenze della guerra. “Tetiana Kulyk è stata una giornalista meravigliosa, ha realizzato molti programmi sulla nostra lotta e sui nostri eroi”, l’ha ricordata il direttore di Ukrinform, Serhiy Cherevatyi, “ieri avevamo parlato della preparazione di un’intervista con Kirill Budanov. Rimarrà per sempre nei nostri cuori e nei nostri ricordi. Vendicheremo la nostra collega con materiali che smascherino i crimini di guerra dell’aggressore”.
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