Vacilla la tregua a Gaza. Donald Trump ha minacciato Hamas: “Se non libererà tutti gli ostaggi israeliani entro sabato a mezzogiorno “si scatenerà l’inferno”. L’avvertimento è stato lanciato lunedì sera, durante la firma di una serie di ordini e azioni esecutive. L’accordo per il cessate il fuoco a Gaza, ha detto ancora il presidente americano, dovrebbe essere cancellato se Hamas non libererà tutti gli ostaggi ancora detenuti entro sabato a mezzogiorno. Il capo della Casa Bianca ha però aggiunto che la decisione finale spetta a Israele. “Parlo per me stesso. Israele può decidere”, ha detto. Intanto è arrivata la conferma che uno degli ostaggi che si riteneva fosse ancora nelle mani di Hamas, l’86enne Shlomo Mansour è morto: è stato ucciso durante l’assalto del 7 ottobre.
Trump ha parlato anche della Cisgiordania sostenendo che non c’è “alcun piano” per ricollocare i palestinesi della Cisgiordania. “E’ diverso” da Gaza, ha affermato il presidente dicendosi convinto che una volta che i palestinesi saranno spostati dalla Striscia per consentire la ricostruzione, poi “non vorranno tornare indietro”.
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L’Egitto intende “presentare una visione globale per la ricostruzione” della striscia di Gaza che garantisca ai palestinesi il mantenimento delle loro terre. Lo afferma in un comunicato il ministero degli esteri egiziano in un comunicato riportato da diversi media. Secondo quanto scrive il Times of Israel l’Egitto “spera di cooperare” con l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump “per raggiungere una pace globale e giusta nella regione”.
In un messaggio sul suo canale Telegram, Hamas ha affermato di essere impegnata per l’accordo di cessate il fuoco mentre ha ancora accusato Israele di non rispettare la sua parte dell’accordo. “Sottolineiamo che l’occupazione è la parte che non ha rispettato i suoi impegni e, quindi, responsabile di eventuali complicazioni o ritardi“, si legge nel messaggio.
Hamas bolla le parole del presidente Usa Donald Trump sullo spostamento dei palestinesi da Gaza come “razziste” e “un appello alla pulizia etnica“. In un messaggio pubblicato sul suo canale Telegram, il gruppo ha affermato: “Le dichiarazioni di Trump sono razziste e un appello alla pulizia etnica con l’obiettivo di liquidare la causa palestinese e negare i diritti nazionali immutabili del nostro popolo”.
“Ho ribadito la ferma posizione della Giordania contro lo sfollamento dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Questa è la posizione araba unificata. Ricostruire Gaza senza sfollare i palestinesi e affrontare la terribile situazione umanitaria dovrebbe essere la priorità per tutti”. Lo scrive su X il Re Abdullah di Giordania, dopo il suo incontro con il presidente Usa, Donald Trump. “Raggiungere una pace giusta sulla base della soluzione dei due stati è il modo per garantire la stabilità regionale. Ciò richiede la leadership degli Stati Uniti. Il presidente Trump è un uomo di pace. È stato determinante nel garantire la tregua a Gaza. Ci rivolgiamo agli Stati Uniti e a tutti gli attori interessati per garantire che si mantenga“, ha aggiunto il re giordano.
Israele riprenderà i “combattimenti intensi” a Gaza se Hamas non rilascerà gli ostaggi entro mezzogiorno di sabato. Lo ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu in un video dopo una riunione del gabinetto di sicurezza durata quattro ore, sottolineando che Hamas “ha violato l’accordo” ieri annunciando la sua decisione di “non rilasciare i nostri ostaggi”. “Se Hamas non restituirà i nostri ostaggi entro mezzogiorno di sabato”, ha detto il premier, “il cessate il fuoco finirà e l’Idf riprenderà i combattimenti intensi fino a quando Hamas non sarà definitivamente sconfitto”. Secondo i termini dell’accordo, tre ostaggi israeliani dovrebbero essere rilasciati sabato. Il gabinetto di sicurezza, ha affermato Netanyahu, “ha accolto con favore la richiesta del presidente Trump per il rilascio dei nostri ostaggi entro mezzogiorno di sabato e abbiamo anche accolto con favore la visione rivoluzionaria del presidente per il futuro di Gaza”.
Gli Stati Uniti gestiranno il piano per Gaza “molto bene”, con la realizzazione di alberghi e altri edifici. Lo ha detto Donald Trump in uno scambio di battute nello Studio Ovale, prima del bilaterale con re Abdallah di Giordania. “Alla fine avremo la pace in Medio Oriente“, ha aggiunto il presidente, sottolineando ancora una volta che Gaza è al momento “una trappola mortale”.
Hamas, in risposta alle minacce del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha dichiarato di non avere intenzione di rilasciare gli ostaggi rimasti nella Striscia di Gaza se Israele non rispetterà le disposizioni dell’accordo sul cessate il fuoco nell’enclave. Lo riporta Al Arabiya. “Le minacce complicano la situazione e sono inappropriate“, ha affermato Hamas, che conferma “il proprio impegno verso l’accordo sulla Striscia di Gaza. Il rispetto delle condizioni dell’intesa su Gaza è l’unico modo per la liberazione degli ostaggi”.
Donald Trump si è detto certo che al “99%” si troverà un accordo con l’Egitto riguardo al piano per Gaza. Quanto alla minaccia di trattenere gli aiuti Usa a Egitto e Giordania nel caso si rifiutino di accogliere i palestinesi della Striscia, il presidente è apparso più cauto. “Penso che siamo al di sopra di questo”, ha detto, dopo avere sottolineato l’entità degli aiuti americani.
Israele continuerà ad aderire all’accordo per il rilascio degli ostaggi e al cessate il fuoco se Hamas sabato rilascerà il sesto gruppo di ostaggi, in conformità con i termini dell’accordo. Lo riporta l’emittente Channel 12.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato all’esercito di rafforzare le truppe dentro e intorno alla Striscia di Gaza dopo che Hamas ha minacciato di annullare il rilascio programmato di ostaggi previsto per sabato. Lo ha dichiarato un funzionario israeliano, aggiungendo che Netanyahu ha anche ordinato ai responsabili della sicurezza “di prepararsi a ogni scenario nel caso in cui Hamas non rilasci i nostri ostaggi questo sabato”. I piani di preparazione arrivano dopo che il premier ha riunito il Gabinetto di sicurezza israeliano per discutere la risposta di Israele al rinvio del rilascio degli ostaggi da parte di Hamas. Il funzionario israeliano non ha chiarito se l’ordine di Netanyahu si riferisse a tutti gli ostaggi o solo ai tre il cui rilascio era previsto per sabato.
Hamas non ha tardato a replicare. “Trump deve ricordare che esiste un accordo che deve essere rispettato da entrambe le parti e che questo è l’unico modo per riportare indietro i prigionieri”, ha affermato il funzionario del movimento al potere a Gaza, Sami Abu Zuhri. Lo riporta Sky News. “Il linguaggio delle minacce non ha alcun valore e complica solo le cose”, ha aggiunto.
“Dobbiamo evitare a tutti i costi la ripresa delle ostilità a Gaza che porterebbe a un’immensa tragedia. Faccio appello ad Hamas affinché proceda con la liberazione pianificata degli ostaggi“. Lo ha scritto sui social il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. “Entrambe le parti devono rispettare pienamente i loro impegni nell’accordo di cessate il fuoco e riprendere seri negoziati”, ha aggiunto.
Saranno necessari più di 53 miliardi di dollari per ricostruire Gaza e porre fine alla “catastrofe umanitaria” che ha colpito il territorio devastato dalla guerra. Secondo una stima delle Nazioni Unite, la somma include 20 miliardi di dollari nei primi tre anni. Lo riporta Al Jazeera. “Anche se nell’attuale contesto non è stato possibile valutare completamente l’insieme dei bisogni necessari a Gaza, la valutazione provvisoria offre una prima indicazione dell’enorme portata delle esigenze di recupero e ricostruzione nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in un rapporto.
La famiglia dei gemelli Gali e Ziv Berman, 27 anni, tenuti in ostaggio a Gaza da Hamas, afferma di aver ricevuto segnali di vita dei due uomini. Lo riporta il Times of Israel. “Tiriamo un respiro profondo, ma sappiamo in quali mani sono e quanto siano in pericolo le loro vite“, ha affermato la famiglia in un messaggio ai residenti del Kibbutz Kfar Aza, da dove sono stati presi in ostaggio il 7 ottobre 2023.
Il kibutz Kissufim ha annunciato che l’ostaggio Shlomo Mansour, 86 anni, è morto mentre era prigioniero di Hamas. “Con il cuore pesante, noi membri del kibbutz abbiamo ricevuto questa mattina la notizia dell’omicidio, avvenuto nella prigionia di Hamas, del nostro caro amico Shlomo Mansour, 86 anni, rapito dalla sua casa nel kibbutz Kissufim nell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023”, si legge nella dichiarazione riportata dal Times of Israel. Il comunicato non indica quando o come Mansour sia stato ucciso, né come sia stata confermata la sua morte. L’Idf ha informato questa mattina la famiglia dell’ostaggio che l’uomo è stato ucciso durante l’assalto del 7 ottobre 2023. L’esercito – riporta il Times of Israel – ha affermato che Mansour è stato assassinato nel kibbutz Kissufim e il suo corpo è stato portato da Hamas nella Striscia di Gaza, dove è tuttora trattenuto. La sua morte – viene spiegata – è stata dichiarata da un gruppo di esperti sanitari e da membri del rabbinato, sulla base di informazioni di intelligence che l’Idf afferma di aver ottenuto negli ultimi mesi.
La famiglia dei gemelli Gali e Ziv Berman, 27 anni, tenuti in ostaggio a Gaza da Hamas, afferma invece di aver ricevuto segnali di vita dei due uomini. Lo riporta il Times of Israel. “Tiriamo un respiro profondo, ma sappiamo in quali mani sono e quanto siano in pericolo le loro vite”, ha affermato la famiglia in un messaggio ai residenti del Kibbutz Kfar Aza, da dove sono stati presi in ostaggio il 7 ottobre 2023.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha pubblicato un messaggio di cordoglio per la morte dell’ostaggio Shlomo Mansour affermando che l’86enne è stato “un costruttore del Paese e un fondatore del kibbutz Kissufim”. “Condividiamo il profondo lutto della famiglia. Non ci fermeremo e non resteremo in silenzio finché non sarà riportato per la sepoltura in Israele. Continueremo ad agire con determinazione finché non restituiremo tutti gli ostaggi, i vivi e i morti”, ha detto Netanyahu nella sua dichiarazione riportata dai media israeliani.