Il legale delle vittime di Almasri: "Meloni in una morsa fra giustizia italiana e Cpi"

“La questione della mancata osservanza da parte dell’Italia di una richiesta di cooperazione per l’arresto e consegna di Almasri da parte della Cpi è di competenza della camera competente, vale a dire la Camera preliminare I”. Lo afferma il portavoce della Corte penale internazionale Fadi El Abdallah. “Come parte di questa procedura, ai sensi del Regolamento 109 del Regolamento della Corte, l’Italia avrà l’opportunità di presentare osservazioni. Finché la Camera preliminare I non avrà esaminato la questione e reso una decisione, la Corte non offrirà ulteriori commenti”, aggiunge il portavoce, che sottolinea come “questo processo non riguarda responsabilità individuali o casi contro persone specifiche”.

Il legale delle vittime di Almasri: “Meloni in una morsa fra giustizia italiana e Cpi”

Ci sembra che Meloni sia stretta in una morsa. O interverrà la giustizia italiana, o subentrerà la Corte penale internazionale”. Così a LaPresse l’avvocato Juan Branco, uno dei legali che assiste il rifugiato sudanese che ha presentato denuncia alla Cpi all’Aia accusando il governo italiano di aver liberato il generale libico Almasri.

Il cittadino sudanese del Darfur, che ha status di rifugiato in Francia, denuncia di essere stato vittima, insieme alla moglie e a innumerevoli migranti, di numerosi crimini in Libia.

Nella denuncia di 23 pagine, di cui LaPresse ha preso visione, vengono indicati i nomi della premier Giorgia Meloni, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del titolare dell’Interno Matteo Piantedosi, che vengono definiti “sospettati” e accusati di avere “ostacolato l’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma”. Oltre che da Juan Branco, avvocato specializzato in diritto penale e internazionale, il rifugiato sudanese è rappresentato anche dal legale Omer Shatz, direttore legale della ong Front-LEX.

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