Lo scrittore e analista politico venezuelano a LaPresse: "L'Unione Europea deve recuperare protagonismo"
Il presidente Usa Donald Trump “spesso fa grandi minacce, ma è solo un atteggiamento che adotta per iniziare un negoziato da una posizione di vantaggio”, come nel caso della Groenlandia, al momento “nessuno sa” se sia deciso ad adottare dazi contro l’Ue ma quel che è certo è che, di fronte all’assertività statunitense, l’Unione europea dovrebbe smettere di essere “solo spettatrice” e ritagliarsi un ruolo da “protagonista” sulla scena globale. È quanto afferma lo scrittore e analista politico venezuelano Moisés Naím, ex executive director della Banca mondiale, in un’intervista a LaPresse, mentre nell’Ue sta crescendo la preoccupazione per le prossime mosse del tycoon tra le richieste di comprare più gas e petrolio Usa e di aumentare la spesa militare. Secondo l’ex ministro l’Europa “ha bisogno rapidamente di un leader o di una leader che sia capace di persuadere gli altri, facendo sì che l’Ue funzioni realmente come un gruppo che agisce in maniera organizzata”. “Alcuni vedono nella premier italiana Giorgia Meloni questa possibile leader” ma “è ancora troppo presto per dire” se potrà effettivamente ricoprire questo ruolo, ha affermato l’ex direttore di Foreign Policy.
“Dazi? Nessuno sa se sono solo minacce, neanche Trump stesso”
Per Moisés Naím le minacce di Trump fanno parte di una “strategia” del presidente Usa di cui lui stesso parla nei suoi libri, ovvero “dell’iniziare un negoziato in maniera ‘outrageous’, oltraggiosa, per poi arrivare al punto che interessa davvero“. Secondo l’ex ministro, sul caso della Groenlandia, è comunque molto importante che “il mondo non permetta ci sia una ridefinizione delle frontiere, e che si rispetti la sovranità dei Paesi”. Rispetto alle dichiarazioni di Trump sui dazi, Naím ha affermato che al momento nessuno sa se si tratti di pure minacce o se il presidente Usa sarebbe effettivamente disposto ad applicarli. “Nessuno lo sa, neanche Trump stesso“, ha detto l’analista politico, che non si è sbilanciato sulle conseguenze che l’introduzione di dazi potrebbe avere sulle economie di Usa e Ue. Per valutare questi effetti, ha spiegato, “bisogna sapere i dettagli, ovvero che dazi introdurrebbe Trump, su che prodotti, in cambio di cosa e come risponderebbe l’Ue“. Certo, “se venissero introdotti dazi che fanno sì che i prodotti Usa siano più costosi in Europa e che questo costo venga pagato dai consumatori europei, sarebbe evidentemente negativo”, ha detto l’ex direttore di Foreign Policy. Quello che è in discussione ora, secondo Naím, è “la relazione che c’è nel mondo, nel secolo XXI, rispetto all’interscambio commerciale e questo non è chiaro “, “da un lato c’è la minaccia di Trump di voler usare i dazi per colpire i Paesi che non sono d’accordo con ciò che lui vuole, e dall’altro ci sono altri Paesi disposti a fare gruppo per respingere e alleggerire l’impatto di una guerra commerciale”.
“Ue deve rilanciarsi come leader”
L’Unione europea, di fronte a tutto questo, “deve rilanciarsi come leader di una parte del mondo dove il dinamismo economico, che ora è molto indebolito, torni a regnare, dove ci sia possibilità di innovazione, con un ruolo importante dal punto di vista geopolitico e militare“, ha rimarcato Naím, sottolineando che “in questo momento l’Europa non è il protagonista centrale di quello che accade nel mondo, lo sono gli Usa, il Medioriente e la Cina“, mentre l’Ue ” è solamente spettatrice”. Secondo lo scrittore è necessario che l’Europa “sviluppi nuove fonti di competitività, nuove fonti di crescita economica, nuove capacità di competere nelle tecnologie avanzate”, nell’Intelligenza artificiale dove ora i protagonisti sono Usa e Asia.
“Musk? Genio sotto alcuni aspetti, ignorante sotto altri”
Rispetto alle ingerenze di Elon Musk nella politica europea che hanno allarmato Bruxelles, Naím ha affermato che l’imprenditore “è un genio sotto molti aspetti e un ignorante sotto altri“: da un lato “ha fatto cose straordinarie che hanno cambiato l’umanità”, dall’altro “si mette in mezzo a temi di politica interna” nei Paesi europei di cui “non si rende conto di quello che non sa”. Secondo Naím gli interventi di Musk nella campagna elettorale tedesca o nella politica britannica fanno parte dello “stile” del fondatore di SpaceX che “è sempre stato quello di rompere con le tradizioni”, come ha fatto “stravolgendo il mercato delle auto negli Usa o la conquista dello Spazio”.
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