Al-Bashir nominato ufficialmente premier fino a 1 marzo. Nel frattempo a Damasco riaprono banche e negozi
Sarà Muhammad al-Bashir il premier che avrà il compito di transitare la Siria verso un nuovo corso, dopo la caduta del regime di Bashar Assad per mano dei ribelli. A lui sarà affidata la formazione di un nuovo ‘governo di salvezza siriano’ che ha promesso già incisivi cambiamenti. Nel frattempo, in Europa numerosi paesi hanno deciso di sospendere temporaneamente l’esame delle richieste di asilo presentate dai rifugiati siriani, vista l’incertezza causata dalla caduta del regime di Assad. IN AGGIORNAMENTO
Israele: “Abbiamo eliminato l’80% delle sue capacità militari”
L’aeronautica militare israeliana ha completato la parte principale dell’operazione militare iniziata in Siria, che ha distrutto circa l’80 percento delle capacità militari dell’esercito siriano. Lo riferisce l’esercito, citato da Al Jazeera, aggiungendo che l’operazione di terra sulle alture del Golan occupate da Israele, a est della linea del cessate il fuoco continua.
Netanyahu: “Autorizzato a bombardare armi perché non vadano a jihadisti”
“Ho autorizzato l’aeronautica a bombardare le capacità militari strategiche lasciate indietro dall’esercito siriano, in modo che non cadessero nelle mani dei jihadisti“. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, citato da Ynet. “Una cosa simile a quello che ha fatto l’aeronautica britannica quando ha bombardato la flotta del regime di Vichy, che ha collaborato con i nazisti, in modo che non cadesse nelle mani dei nazisti”, ha spiegato.
Israele: “Colpiti 320 obiettivi strategici in tutto il Paese”
L’esercito israeliano afferma di aver condotto attacchi contro 320 “obiettivi strategici” in Siria dalla caduta del regime di Assad nel fine settimana, distruggendo armamenti avanzati che Israele teme possano cadere nelle mani di elementi ostili, tra cui Hezbollah. Lo riferisce Times of Israel. L’esercito stima di aver distrutto oltre il 70% delle capacità militari strategiche dell’ex regime di Assad. Gli attacchi sono iniziati nella tarda serata di sabato, colpendo prima le difese aeree siriane e dando maggiore libertà all’aeronautica militare israeliana. Secondo l’Idf, i 320 obiettivi sono stati colpiti in tutta la Siria, da Damasco a Tartus. Tra gli obiettivi distrutti negli attacchi figurano sistemi di difesa aerea siriani, depositi di missili, impianti di produzione, droni, elicotteri, aerei da combattimento, carri armati, radar, navi della marina. Secondo quanto affermato da funzionari israeliani, durante le ondate di attacchi l’Idf ha preso di mira anche diversi siti di armi chimiche in Siria.
Netanyahu: “Se tornano legami con Iran risponderemo”
In un messaggio diretto al nuovo governo che sta prendendo forma in Siria, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che Israele desidera stabilire relazioni, ma non esiterà ad attaccare in caso di minaccia per lo Stato ebraico. Lo riferisce Times of Israel. “Se questo regime permetterà all’Iran di ristabilirsi in Siria”, ha detto il premier, “o permetterà il trasferimento di armi iraniane o di qualsiasi altra arma a Hezbollah, o ci attaccherà, risponderemo con la forza e gli faremo pagare un prezzo elevato”. “Quello che è accaduto al regime precedente accadrà anche a questo regime”, ha avvertito, aggiungendo che Israele non ha intenzione di interferire negli affari interni della Siria, ma farà tutto il necessario per garantire la sicurezza.
Erdogan a Meloni: “Aggressione israeliana”
In giornata il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avuto un colloquio telefonico con la premier Giorgia Meloni e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. I tre hanno parlato della situazione in Siria e il leader di Ankara ha parlato di “aggressione” per riferirsi a quanto sta facendo Israele contro Damasco.
Riaprono banche e negozi a Damasco
Banche e negozi hanno riaperto a Damasco dopo il caos e la confusione dei primi 2 giorni successivi alla cacciata del presidente Bashar Assad. Il direttore della Syria Gulf Bank, Sadi Ahmad, ha detto che la vita sta tornando alla normalità. Un cliente venuto a prelevare denaro da un bancomat è rimasto sorpreso dal fatto che fosse funzionante. Nello storico mercato di Hamadiyeh ci sono ancora di guardia i combattenti che hanno preso il potere, ma i negozi hanno comunque riaperto. Fra questi, anche un chiosco di gelati. Una residente, Maysoun Al-Qurabi, ha raccontato che inizialmente era “contraria a ciò che è successo”, riferimento questo alla rivolta armata, ma ha aggiunto che ha cambiato idea dopo avere visto i video dei ribelli che liberavano i detenuti dalla famigerata prigione di Saydnaya. “Ora le persone sono tranquille e sicure”, ha detto, “prima la gente era affamata e spaventata”.
Al-Bashir nominato ufficialmente premier fino a 1 marzo
Muhammad al-Bashir è stato ufficialmente nominato premier della Siria. Rimarrà in carica alla guida di un governo di transizione fino all’1 marzo. Lo riporta Al Jazeera
Turchia, Israele dimostra ancora sua mentalità da occupante
Il ministero degli Affari esteri turco ha condannato le continue azioni di occupazione di Israele sul territorio siriano. “Condanniamo fermamente l’ingresso di Israele nella zona di separazione tra Israele e Siria, in violazione dell’accordo di separazione delle forze firmato nel 1974, e la sua avanzata in territorio siriano”, si legge in una nota, come riporta l’emittente Trt, “in questo periodo delicato, quando la possibilità di raggiungere la pace e la stabilità che il popolo siriano desiderava da molti anni, Israele sta rinnovando la sua mentalità da occupante. Ribadiamo risolutamente il nostro sostegno alla sovranità, all’unità politica e all’integrità territoriale della Siria”.
Cremlino, dimissioni decisione personale di Assad
L’ex presidente siriano Bashar al-Assad ha deciso personalmente di dimettersi. Lo ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo a chi gli chiedeva se la Russia avesse avuto un ruolo. “Il ritiro dal processo di adempimento dei doveri del capo di Stato è stata una decisione personale di Assad”, ha detto Peskov, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Tass. La Russia ha concesso ad Assad l’asilo. Precedentemente una fonte del Cremlino aveva riferito che Assad e la sua famiglia sono arrivati a Mosca.
Idf, notizie su nostra avanzata verso Damasco sono false
Il tenente colonnello Nadav Shoshani, portavoce dell’esercito israeliano, ha affermato che “le notizie diffuse dai media sulla presunta avanzata dei carri armati israeliani verso Damasco sono false”. Shoshani ha aggiunto che le truppe israeliane sono stanziate all’interno della zona cuscinetto per proteggere Israele. L’esercito israeliano aveva precedentemente dichiarato che le truppe sarebbero entrate nella zona cuscinetto “e in diversi altri luoghi necessari per la sua difesa”.
Ong, truppe Israele avanzano: sono a 25 chilometri da Damasco
Israele ha effettuato un’ondata di pesanti attacchi aerei in tutta la Siria mentre le sue truppe avanzavano più in profondità nel Paese, avvicinandosi a 25 chilometri da Damasco ha affermato l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito. L’Osservatorio e la televisione Mayadeen, con sede a Beirut e con reporter in Siria, hanno affermato che le truppe israeliane stanno avanzando lungo il lato siriano del confine con il Libano.
Israele ha colpito siti militari a Latakia
Nella città portuale di Latakia, gli attacchi aerei hanno colpito una struttura di difesa aerea vicino al porto costiero, danneggiando le navi militari siriane e i magazzini precedentemente controllati dall’ex regime siriano. Lo ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani. La Ong parla di violente esplosioni nella campagna di Deir Ezzor dopo che aerei da caccia che si ritiene appartengano alle forze israeliane hanno effettuato sei attacchi aerei su depositi di armi nella miniera di sale e in ex centri dell’ex regime siriano e delle milizie iraniane nel deserto di Deir Ezzor.
Ong, 310 raid Israele sul Paese dalla caduta di Assad
Dalla caduta del regime di Bashar Assad, l’esercito israeliano ha lanciato 310 attacchi aerei sulla Siria. Lo afferma la ong Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito, secondo cui i raid hanno preso di mira le fabbriche della difesa ad Aleppo e i depositi di armi e munizioni alla periferia di Damasco, nell’area di Qudsaya e nella campagna di Salamiyah a est di Hama. L’intero armamento del futuro esercito siriano è stato distrutto. Gli attacchi hanno colpito anche aeroporti e i loro magazzini, flotte di aerei, radar, stazioni di segnalazione militari e centri di ricerca scientifica.
Ribelli annunciano lista ex funzionari ricercati per torture
Il leader ribelle islamista siriano afferma che le autorità in arrivo annunceranno un elenco di ex alti funzionari “coinvolti nella tortura del popolo siriano”. Lo riporta il Times of Israel. “Offriremo ricompense a chiunque fornisca informazioni su alti ufficiali dell’esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra”, afferma il leader ribelle Abu Mohammed al-Jolani, che ora usa il suo vero nome Ahmed al-Sharaa, in una dichiarazione su Telegram.
Il leader ribelle ha iniziato ieri le discussioni con il governo estromesso sul trasferimento del potere, un giorno dopo che la sua alleanza di opposizione ha drammaticamente detronizzato il presidente Bashar al-Assad dopo decenni di governo brutale.
“Non esiteremo a ritenere responsabili i criminali, gli assassini, gli ufficiali della sicurezza e dell’esercito coinvolti nella tortura del popolo siriano”, afferma Sharaa nella dichiarazione, aggiungendo che “perseguiranno i criminali di guerra e chiederanno la loro consegna ai paesi in cui sono fuggiti”.
“Abbiamo affermato il nostro impegno per la tolleranza per coloro le cui mani non sono sporche del sangue del popolo siriano e abbiamo concesso l’amnistia a coloro che erano in servizio obbligatorio”, afferma.
Esplosioni a Damasco
Forti esplosioni sono state sentite a Damasco. Lo riporta Al Jazeera. Il corrispondente arabo della testa riferisce di aver udito esplosioni a Damasco e nelle aree circostanti.
Iran condanna Israele per incursione in zona cuscinetto
Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei Hamaneh ha condannato “fermamente la ripetuta invasione” di Israele sulle infrastrutture siriane e l’occupazione di altre parti del Golan siriano.
Baghaei – riferisce l’agenzia di stampa Irna – ha condannato il “sostegno a Israele da parte dei Paesi occidentali e il loro silenzio e inazione contro questa chiara violazione della legge”.Riferendosi all’azione israeliana nell’attacco militare sul territorio siriano, Baghaei ha definito “questo atto di aggressione una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite” e ha chiesto una “risposta immediata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per fermare l’aggressione e ritenere responsabile il regime occupante”.
Piantedosi: “Livello di allerta massimo perché scenario non definito”
Dopo la caduta del regime di Assad in Siria “il livello di allerta è massimo perché non c’è uno scenario già definibile in assoluto”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a ‘Quarta Repubblica’ su Rete4, sui rischi per la sicurezza per l’Italia. “Noi siamo pronti a tutto. Le nostre forze di intelligence sono presenti sul campo e presidiano la situazione”, ha aggiunto.
Scholz e Macron pronti a cooperare con i nuovi leader
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno parlato dopo la caduta del presidente siriano Bashar al-Assad e hanno affermato di essere “pronti a collaborare con i nuovi leader” a determinate condizioni. Lo ha affermato la Cancelleria tedesca. “Entrambi hanno convenuto di essere pronti a collaborare con i nuovi leader, sulla base dei diritti umani fondamentali e della tutela delle minoranze etniche e religiose”, si legge nella dichiarazione, ripresa dai media tedeschi.
Netanyahu: “Alture Golan per sempre parte integrante di Israele”
“Le alture del Golan rimarranno per sempre parte integrante di Israele“. Lo ha dichiarato in conferenza stampa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, citato dai media, in merito agli sviluppi in Siria. “Oggi tutti comprendono la grande importanza della nostra presenza sulle alture del Golan e non ai piedi delle alture del Golan”, ha affermato Netanyahu.
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