La Corte penale internazionale ha emesso i mandati internazionali nei confronti del premier israeliano e dell'ex ministro della Difesa
IN AGGIORNAMENTO – I mandati d’arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, hanno scatenato risposte contrastanti nella comunità internazionale. Il presidente americano Joe Biden li ha definiti “scandalosi” sulla stessa lunghezza di Viktor Orban che ha dichiarato di non voler rispettare il mandato e anzi ha rilanciato invitando il premier israeliano in Ungheria.
L’Alto rappresentante dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha invece sottolineato che i mandati sono una questione legale e non politica, e che quindi sono vincolanti per tutti i 27 Paesi membri dell’Ue e per gli altri firmatari della Corte penale internazionale. L’Italia in tutto ciò è divisa, il governo Meloni mostra prudenza. La Farnesina, tramite le parole del suo titolare Tajani dichiara che sostiene “la Cpi ma valuteremo”. Più duro il ministro della Difesa Crosetto che parla di una “sentenza sbagliata” sottolineando però che “andrà applicata” in caso di viaggio di Netanyahu in Italia.
Meloni: “No equivalenza tra Hamas e Israele”
“La presidenza italiana del G7 intende porre il tema” dell’ordine di arresto per il primo ministro israeliano Netanyahu da parte della Corte penale internazionale “all’ordine del giorno della prossima ministeriale esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre. Un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l’organizzazione terroristica Hamas”. Lo dichiara la premier, Giorgia Meloni.
Berlino, su arresto Netanyahu valuteremo se verrà in Germania
La Germania ha “preso atto” del mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa israeliano Joaw Galant e valuterà “ulteriori passi” solo “quando sarà prevedibile una visita in Germania” da parte di Netanyahu e Galant. Lo ha affermato in una dichiarazione il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit. “Il governo tedesco ha preso atto della decisione della Corte penale internazionale (Cpi) sui mandati di arresto richiesti contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Joaw Galant. Il governo tedesco ha partecipato alla stesura dello Statuto della Cpi ed è uno dei maggiori sostenitori di quest’ultima. Questa posizione è anche il risultato della storia tedesca. Allo stesso tempo, è una conseguenza della storia tedesca il fatto che condividiamo relazioni uniche e una grande responsabilità con Israele. Esamineremo con coscienza i passi interni. Ulteriori passi saranno compiuti solo quando sarà prevedibile una visita in Germania del primo ministro Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Joaw Galant”, ha dichiarato Hebestreit.
Parolin: “Nessun commento da Santa Sede”
“Sulla cattura di Netanyahu? Nessun commento da parte della Santa Sede. Abbiamo preso nota ecco di quanto è avvenuto. A noi quello che preoccupa e quello che interessa è che al più presto si ponga fine alla guerra che è in corso”. Così il Segretario della Santa Sede, card. Pietro Parolin parlando a margine di un evento all’università Lumsa di Roma in merito al mandato d’arresto emesso dalla Cpi per il presidente israeliano Benjamin Netanyahu.
Salvini: “Mandato arresto Netanyahu? Criminali di guerra sono altri
“Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri”. Lo dice il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, a margine dell’Assemblea Anci a Torino, rispondendo a una domanda sul mandato d’arresto della Corte penale internazionale per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. “Non entro nel merito delle dinamiche internazionali. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso, dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso e pericoloso. Perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà, le democrazie e i valori occidentali. Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”, aggiunge.
Iran: mandato d’arresto Netanyahu è morte politica Israele
Il capo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane descrive il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yova Gallant come la “fine e la morte politica” di Israele. “Questo significa la fine e la morte politica del regime sionista, un regime che oggi vive in un assoluto isolamento politico nel mondo e i suoi funzionari non possono più viaggiare in altri Paesi”, ha dichiarato il capo delle Guardie Rivoluzionarie, generale Hossein Salami, nel discorso trasmesso dalla tv di Stato, come riporta Times of Israel. Nella prima reazione ufficiale dell’Iran, Salami definisce il mandato della Corte penale internazionale “una mossa gradita” e una “grande vittoria per i movimenti di resistenza palestinesi e libanesi”, in riferimento alle organizzazioni terroristiche sostenute da Teheran
Cina: Cpi mantenga posizione oggettiva e in conformità legge
“La Cina sostiene tutti gli sforzi della comunità internazionale sulla questione palestinese che favoriscano il raggiungimento dell’equità e della giustizia e la salvaguardia dell’autorità del diritto internazionale. Ci auguriamo che la Corte penale internazionale mantenga una posizione oggettiva e imparziale ed eserciti i suoi poteri in conformità con la legge e in conformità con gli standard unificati e che interpreti e applichi in modo completo e in buona fede lo Statuto di Roma e le leggi generali”, lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, in merito al mandato d’arresto della Cpi nei confronti del premier israeliano, Benyamin Netanyahu e del suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant.
Orban inviterà Netanyahu, non rispetterò mandato Cpi
Viktor Orban ha affermato che inviterà il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in Ungheria dopo che dopo che la Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi) ha emesso un mandato di arresto nei suo confronti per crimini contro l’umanità e crimini di guerra nella Striscia di Gaza. In un’intervista alla radio pubblica ungherese Orban ha confermato che il mandato “non sarà rispettato”.
Media Israele, Trump valuta sanzioni contro funzionari Cpi
L’emittente israeliana Kan News, citando fonti americane, afferma che la nuova amministrazione Trump sta pianificando azioni contro la Corte penale internazionale per la sua decisione di emettere mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Le fonti hanno parlato di sanzioni personali contro il procuratore capo Karim Khan e contro i giudici che hanno emesso i mandati. Ieri, Mike Waltz, candidato dal presidente eletto Donald Trump alla carica di Consigliere per la sicurezza nazionale, aveva twittato: “A gennaio ci si può aspettare una forte risposta al pregiudizio antisemita della Cpi e dell’Onu”.
Biden: “Mandati di arresto Cpi scandalosi”
“L’emissione di mandati di arresto da parte della CPI contro i leader israeliani è scandalosa. Voglio essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c’è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”. Questa la dichiarazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sui mandati emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant.
Casa Bianca: “Respingiamo decisioni Cpi, non ha giurisdizione”
“Respingiamo fondamentalmente le decisioni della Corte”. Così la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, sulla decisione della Corte penale internazionale di spiccare mandati di cattura per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. “La Corte non ha giurisdizione”, ha detto Jean-Pierre ribadendo la posizione Usa.
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