Il cardinale e patriarca di Gerusalemme dei Latini: "La guerra ha esasperato rifiuto l'uno degli altri"
“La guerra finirà. Spero che con i negoziati in corso si arrivi a qualcosa: ho un po’ di dubbi, eh. Ma è comunque l’ultimo treno: se non si riesce ad arrivare ad un cessate il fuoco ora sarà veramente drammatico. Siamo ad un momento dirimente: si può andare verso il cessate il fuoco o si può andare verso una degenerazione. Tutto dipende dai prossimi giorni. Per questo è importante pregare, l’unica cosa che ci è rimasta da fare”. Così il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, al meeting di Rimini.
“Siamo ad un momento decisivo, dirimente, con i dialoghi in corso. Devo dire che l’impatto che ha avuto questa guerra su entrambe le popolazioni, israeliana e palestinese, è unico. Senza precedenti” aggiunge Pizzaballa. “Per Israele quello che è accaduto il 7 ottobre è uno shock incredibile: Israele è nato come un Paese dove gli ebrei sono a casa e sono al sicuro. Il 7 ottobre ha fatto capire che non sono al sicuro”, sottolinea.
“Per i Palestinesi, ma anche per tutto il mondo, quello che accade a Gaza è qualcosa di mai visto prima. Quindi un impatto enorme che ha portato all’esasperazione sentimenti che già c’erano ma ora sono diventati linguaggio comune: odio, rancore. Giustizia intesa come vendetta. Sfiducia profonda. Incapacità di riconoscere l’uno l’esistenza dell’altro”. “Isaia parlava contro Babilonia che diceva ‘io e nessun altro’. Ho l’impressione che sia quello che si sta dicendo ora – prosegue Pizzaballa – questo rifiutare l’uno l’esistenza dell’altro. Un linguaggio di rifiuto l’uno dell’altro che è diventato materia quotidiana che si respira nei media che è qualcosa di veramente drammatico”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata