Il docente italo-iraniano di relazioni internazionali del Medioriente all'Università di Trento: "Khamenei si trova in una situazione difficile"
Il motivo per cui Teheran sta attendendo nel rispondere a Israele dopo l’uccisione in territorio iraniano del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, “è soprattutto interno”. Lo spiega a LaPresse Pejman Abdolmohammadi, professore italo-iraniano di relazioni internazionali del Medioriente presso l’Università di Trento. “Hanno paura della contro risposta di Israele – aggiunge – perché potrebbe portare a una rivolta”.
Le difficoltà di Khamenei
L’esperto spiega come la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, si trovi in una situazione “difficile” perché “deve rendere conto anche ai suoi proxy”. “E’ probabile che lui e il suo ego lo porteranno a effettuare un’azione ma la dimensione è impossibile da prevedere. La situazione è delicata”. Quanto alle tempistiche l’attacco di Teheran potrebbe avvenire “questa settimana” ed è possibile che per effettuarlo l’Iran possa “usare” in prima battuta il gruppo sciita libanese di Hezbollah. Abdolmohammadi infine smonta la narrativa secondo cui il neo presidente iraniano Pezeshkian possa influire sulle decisioni di Khamenei fino a farne ritardare l’attacco contro Israele. “Non ne ha il potere e nemmeno la volontà – dichiara – anche il Gabinetto che ha proposto nelle scorse ore dimostra che lui rappresenta le forze di regime. Non stiamo parlando del riformista contro i conservatori”.
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