A nessuno, nemmeno ai parenti delle vittime, viene consentito di riunirsi in pubblico. Sicurezza ai massili livelli anche a Hong Kong

Controlli e stretta sulla sicurezza per evitare le commemorazioni di piazza Tienanmen, la protesta – durata dal 15 aprile al 4 giugno del 1989 – brutalmente repressa dal regime cinese di cui oggi ricorre il 35esimo anniversario. Posti di blocco e lunghe file di auto della polizia costeggiano la piazza a Pechino, dove sembra un giorno come un altro, con centinaia di turisti a percorrere le strade che portano verso piazza Tienanmen e la Città Proibita, l’ex palazzo imperiale situato di fronte al lato nord della piazza. A nessuno, nemmeno ai parenti delle vittime, viene consentito di riunirsi in pubblico per celebrare la ricorrenza di un evento che la Cina ha cercato di cancellare dalla sua storia.

“Il governo cinese è giunto da tempo a una chiara conclusione sui disordini politici avvenuti alla fine degli anni ’80”, ha commentato la portavoce del ministero cinese degli Esteri Mao Ning, rispondendo a un giornalista straniero che le chiedeva di spendere qualche parola sull’anniversario. Ma non tutti sembrano disposti a restare in silenzio. Le ‘Madri di Tienanmen’, gruppo formato da alcuni familiari delle vittime, hanno esortato Pechino con un appello online e rendere noti i nomi e l’esatto numero dei morti, a risarcire i parenti e a perseguire il responsabili della strage. “La tragedia del 4 giugno è una tragedia storica che il governo cinese deve affrontare e spiegare al suo popolo, e alcune persone del governo di allora dovrebbero essere ritenute legalmente responsabili per l’uccisione indiscriminata di innocenti”, ha dichiarato il gruppo in una lettera firmata da 114 familiari e pubblicata sul suo sito web, bloccato in Cina.

Sicurezza ai massili livelli anche a Hong Kong, unico luogo in Cina nel quale dove per anni si è potuto commemorare le vittime. La polizia ha sfruttato la nuova legge sulla sicurezza nazionale per arrestare otto persone nell’ultima settimana per post sui social media che ricordavano il massacro. Tra questi Chow Hang-tung, un ex organizzatore della veglia. Diversi attivisti pro-democrazia hanno dichiarato all’Associated Press che la polizia ha chiesto informazioni sui loro piani per oggi.

Alcuni residenti di Hong Kong hanno ricordato l’evento privatamente, correndo per 6,4 chilometri (quattro miglia, con chiaro riferimento al 4 di giugno) o condividendo online contenuti legati a piazza Tienanmen. Il consolato britannico, da parte sua, ha postato una foto su X con la torcia di uno smartphone accesa a illuminare la scritta ‘VIIV’, numeri romani che stanno per 4 giugno. Il leader di Hong Kong John Lee non ha risposto in modo diretto alla domanda sulla possibilità, per i residenti, di ricordare pubblicamente l’evento, ma ha esortato i cittadini a non abbassare la guardia di fronte a possibili tentativi di creare disordini. “La minaccia alla sicurezza nazionale è reale”, ha affermato Lee, “queste azioni possono accadere all’improvviso e persone diverse possono usare scuse diverse per nascondere le loro intenzioni”.

Taipei: “Ricordo piazza Tienanmen non scomparirà”

La repressione della protesta di piazza Tienanmen non scomparirà “nel torrente della storia, e continueremo a lavorare sodo per mantenere viva questa memoria storica e toccare tutti coloro che hanno a cuore la democrazia cinese”. Lo scrive su Facebook il presidente di Taiwan, Lai Ching-te, commemorando i 35 anni dai fatti di piazza Tienanmen.

“Poiché questo ci ricorda che democrazia e libertà non sono facili da raggiungere, dobbiamo usare la democrazia per unire il consenso, rispondere all’autocrazia con la libertà, affrontare l’espansione dell’autoritarismo con coraggio e affrontare le sfide con solidarietà. In futuro, continueremo a unire tutte le forze per approfondire la democrazia a Taiwan e a lavorare con paesi che la pensano come loro per costruire un mondo migliore”, cocnlude.

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