L'avrebbero aiutata a fornire una "versione differente" dei fatti "in un'ottica difensiva" mediante "colloqui con ritmo frenetico"

Due delle psicologhe del carcere di San Vittore che hanno assistito Alessia Pifferi durante la detenzione sono indagate dalla Procura di Milano per favoreggiamento e falso ideologico. Da quanto apprende LaPresse la polizia penitenziaria sta eseguendo perquisizioni in questi minuti nei confronti delle due professioniste. L’iscrizione sul registro degli indagati era stata in parte anticipata dai pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro che, davanti alla Corte d’assise di Milano che sta processando la 37enne per l’omicidio volontario aggravato della figlia Diana, si erano opposti alla richiesta di sentire le psicologhe come testimoni se non in “una veste processuale” diversa e cioè come indagate in procedimento connesso. I consulenti della Procura hanno parlato di colloqui clinici avvenuti in cella “con ritmo frenetico” prima e dopo le udienze del processo per omicidio, anche a distanza di pochi giorni, di test psicoattitudinali realizzati in violazione dei protocolli, con un atteggiamento da parte delle psicologhe non di “descrizione clinica” ma di “estrapolazione deduttiva di una vera e propria tesi difensiva“. 

La tesi dei pm

Alessia Pifferi sarebbe stata aiutata – avevano detto i pm in aula – a fornire una “versione differente rispetto a quella che spontaneamente aveva fornito sin dall’inizio” e il loro non sarebbe stato “un percorso di assistenza alla detenuta” ma “di rivisitazione dei fatti contestati in un’ottica difensiva” che ha portato a “una ricostruzione alternativa” grazie a una serie di “colloqui” avvenuti “con ritmo frenetico” prima delle udienze del processo.

 

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