Iran, Nobel per la Pace consegnato ai figli di Narges Mohammadi a Oslo

Iran, Nobel per la Pace consegnato ai figli di Narges Mohammadi a Oslo
Kiana Rahmani, left, and Ali Rahmani attend the awarding of the Nobel Peace Prize for 2023 in Oslo City Hall, Oslo, Norway, Sunday, Dec. 10, 2023. The children of imprisoned Iranian activist Narges Mohammadi, Ali Rahmani and Kiana Rahmani are to accept this year’s Nobel Peace Prize on her behalf. Mohammadi is renowned for campaigning for women’s rights and democracy in her country. (Fredrik Varfjell/NTB via AP)

Una sedia vuota per l’attivista attualmente in carcere a Teheran: “Un regime religioso tirannico e misogino”

Il premio Nobel per la Pace 2023 dell’attivista iraniana Narges Mohammadi, attualmente in carcere a Teheran, è stato consegnato ai figli gemelli 17enni Ali e Kiana Rahmani, che hanno ricevuto il diploma e la medaglia d’oro destinati alla madre. I figli di Mohammadi vivono in esilio a Parigi con il padre. Nella cerimonia nel municipio di Oslo, in Norvegia, per ricordare Mohammadi è stata collocata una sedia vuota, dietro la quale è stato posto un ritratto, scelto dalla stessa attivista, che la mostra sorridente e in abiti colorati.

L’Iran è “un regime religioso tirannico e misogino”

È quanto afferma la Nobel per la Pace 2023, l’attivista iraniana Narges Mohammadi, nel dicorso di accettazione del premio che i suoi figli gemelli Ali e Kiana Rahmani hanno letto a suo nome a Oslo, nella cerimonia di consegna del riconoscimento. Narges Mohammadi si trova attualmente in carcere a Teheran; i figli 17enni abitano invece in esilio a Parigi insieme al marito. I due giovani hanno ritirato il premio per conto della madre.

Sono una dei milioni di donne iraniane orgogliose e resistenti che si sono opposte all’ingiustizia/oppressione, alla repressione, alla discriminazione e alla tirannia. Ricordo le donne anonime e coraggiose che hanno condotto una vita di resistenza in vari campi, nonostante la spietata repressione”, recita il messaggio di Mohammadi affidato alla voce dei figli. E ancora: “Sto scrivendo questo messaggio da dietro le alte e fredde mura di una prigione. Sono una donna del Medioriente, di una regione che, sebbene erede di una ricca civiltà, è attualmente intrappolata nella guerra e preda delle fiamme del terrorismo e dell’estremismo. Sono una donna iraniana che è orgogliosa e onorata di aver contribuito a questa civiltà e che oggi è vittima dell’oppressione di un regime religioso tirannico e misogino“. 

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