Dopo la vittoria nel referendum sulla sovranità di Caracas nei confronti del territorio della Guyana

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha ordinato martedì alle aziende statali del paese di iniziare “immediatamente” a sfruttare il petrolio, il gas e le miniere nella regione di Esequibo in Guyana, un territorio più grande della Grecia e ricco di petrolio e minerali che il Venezuela rivendica come proprio. L’annuncio è arrivato un giorno dopo che Maduro ha ottenuto la vittoria nel referendum dove è stata confermata la rivendicazione di sovranità di Caracas sul territorio Esequibo. Maduro ha detto che procederà “immediatamente” a concedere licenze operative per l’esplorazione e lo sfruttamento del petrolio, del gas e delle miniere “in tutta l’area” e ha anche comunicato la creazione di filiali locali di società pubbliche venezuelane, tra cui il gigante petrolifero PDVSA e il conglomerato minerario Corporación Venezolana de Guayana.

L’area di Esequibo

L’area di Esequibo, 159.500 chilometri quadrati, rappresenta i due terzi della Guyana. Il Venezuela ha sempre considerato Esequibo come propria perché la regione rientrava nei suoi confini durante il periodo coloniale spagnolo. L’impegno del Venezuela nel perseguire la rivendicazione territoriale ha oscillato nel corso degli anni. Il suo interesse si è risvegliato nuovamente nel 2015, quando ExxonMobil ha annunciato di aver trovato petrolio al largo della costa di Esequibo. 

Presidente Guyana: “Parole Maduro sono minaccia diretta”

Le parole del presidente venezuelano Nicolas Maduro sono “una minaccia diretta all’integrità territoriale, alla sovranità e all’indipendenza politica”. Lo ha detto il presidente della Guyana, Irfaan Ali, dopo che il presidente venezuelano ha ordinato la concessione di licenze petrolifere nella regione di Esequibo, sotto l’amministrazione della Guyana e ricca di petrolio.

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata