Prosegue la tregua. Liberati anche dei prigionieri palestinesi
A quasi due mesi dall’inizio della guerra si conclude l’incubo per 25 ostaggi sequestrati da Hamas agli albori del conflitto. La tregua di quattro giorni, prevista nell’accordo tra i miliziani e Tel Aviv con la mediazione di Qatar ed Egitto, ha favorito le prime liberazioni, compresa quella di 39 fra donne e bambini palestinesi. Tredici israeliani hanno raggiunto il territorio dello Stato ebraico dopo un viaggio di qualche ora a bordo di mezzi della Croce Rossa che li avevano prelevati all’interno dell’enclave e trasportati lungo la strada che da Khan Younis arriva sino al valico di Rafah.
In Egitto sono stati presi in consegna dallo Shin Bet che li ha poi scortati sino in Israele. “I comandanti dell’Idf e i suoi soldati salutano e abbracciano gli ostaggi che sono tornati a casa”, ha affermato l’Idf dopo l’attraversamento del confine. Tutti, ha osservato il direttore generale del servizio di emergenza Magen David Adom, Eli Bin, sono “in buona salute”. Nel complesso, ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar Majed al-Ansari, nel primo giorno di cessate il fuoco Hamas ha rilasciato 24 ostaggi. Tra questi, ha sottolineato al-Ansari, anche “diversi cittadini thailandesi” e un filippino. In precedenza l’intelligence egiziana aveva annunciato di essere riuscita a ottenere la liberazione, oltre che dei 13 israeliani previsti, anche di 12 thailandesi. Notizia poi confermata dal primo ministro di Bangkok Srettha Thavisin. Doha, ha tuttavia, ridimensionato la cifra, portandola a 10.

Rilasciati 39 prigionieri palestinesi
L’intesa sembra funzionare anche sul lato palestinese, portando alla scarcerazione, ha evidenziato sempre Doha, di 39 tra donne e minori detenuti da Tel Aviv. Il loro rilascio dalla prigione di Ofer, in Cisgiordania, è stato atteso con trepidazione da un gruppo di palestinesi che si sono radunati fuori dal penitenziario in attesa dell’annuncio. Ne sono derivate tensioni con le forze israeliane che, secondo Anadolu, avrebbero usato i lacrimogeni per disperdere la folla. L’accordo, oltre allo scambio di prigionieri alla cessazione temporanea delle ostilità, prevede anche l’accesso di aiuti nella Striscia di Gaza e Israele ha confermato l’ingresso di quattro cisterne di carburante e di altrettante di gas per uso domestico attraverso Rafah. Ismail Haniyeh, uno dei leader di Hamas, ha celebrato la tregua come “una vittoria politica ottenuta sulla base della vittoria della resistenza sul campo”. L’obiettivo di Hamas resta quello di arrivare a un prolungamento del cessate il fuoco. Ma per Israele la pausa nelle ostilità non cancella gli obiettivi dell’operazione militare.
L’incontro tra Gallant e Crosetto
Tel Aviv, ha avvertito il ministro degli Esteri Eli Cohen, continuerà “la sua guerra contro Hamas e non ci fermeremo finché non raggiungeremo i nostri due obiettivi principali, rovesciare il governo di Hamas e liberare tutti gli ostaggi”. Gli ha fatto eco il ministro della Difesa, Yoav Gallant, che durante un incontro con l’omologo italiano, Guido Crosetto, ha parlato di “una breve pausa”, terminata la quale Israele ricomincerà a operare con “piena potenza militare”. La fine della crisi, ha riconosciuto Crosetto, “non sarà facile e non sarà breve, Israele è determinato perché sa che è una questione di vita o di morte”. Una determinazione che preoccupa leader occidentali come il premier spagnolo, Pedro Sanchez, e quello belga Alexander De Croo. Parlando sul versante egiziano di Rafah hanno chiesto un cessate il fuoco permanente. Sanchez ha anche accusato Israele di violare “il diritto internazionale” e di compiere “uccisioni indiscriminate a Gaza”. Parole che hanno portato alla convocazione degli ambasciatori di Spagna e Belgio da parte di Israele e alla “ferma condanna” da parte di Netanyahu.
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