Una mossa che complica i collegamenti con l'intero emisfero orientale

 Si allarga la guerra dei voli sui cieli d’Europa. Dopo che nel week-end, una dopo l’altra, le singole nazioni Ue hanno disposto lo stop ai voli in arrivo dalla Russia, oggi è toccato a Mosca, con mossa simmetrica, bloccare i cieli alle compagnie occidentali. Sono in totale 36, Italia compresa, i Paesi che vedono chiusi gli aeroporti russi ai loro aeromobili. Una mossa che complica i collegamenti con l’intero emisfero orientale, costringendo le compagnie che vogliono raggiungere Cina, Giappone o Australia ad allungare le rotte con tempi di volo più lunghi e maggiori costi di approvigionamento.

 Tutte le principali compagnie confermano comunque di aver sospeso i voli per Mosca e anche l’uso dello spazio aereo russo, a seguito della conferma delle restrizioni del governo russo . Tra queste, come dice a LaPresse un portavoce, anche British Airways spiegando che “questa è una questione al di fuori del nostro controllo, stiamo informando i clienti sui servizi cancellati e offriamo un rimborso completo. Continueremo a monitorare da vicino la situazione”. British aveva tre voli a settimana per Mosca, unica destinazione in Russia, mentre non opera in Ucraina da diversi anni né utilizzava lo spazio aereo ucraino.

 Ryanair conferma invece lo stop verso l’Ucraina. “A causa della chiusura dello spazio aereo ucraino, tutti i voli Ryanair da/per l’Ucraina sono stati sospesi e rimossi dalla vendita fino alla fine di marzo, in attesa di ulteriori informazioni da parte delle agenzie di sicurezza dell’Ue”. Lo scorso 24 febbraio, Ryanair aveva annunciato uno stop ai voli da e verso l’Ucraina per almeno 14 giorni, ma a fronte dell’evolversi della situazione, ha esteso la misura, specificando che “tutti i passeggeri interessati sono stati informati via e-mail”. “Resta invariato l’impegno preso da Ryanair nei servizi da/per l’Ucraina e auspichiamo di poter ripristinare i voli non appena ci saranno le condizioni per farlo”, continua la compagnia.

 Le preoccupazioni sono forti anche in Italia. Enac e società aeroportuali ancora non sono in grado di fornire l’esatta dimensione dell’impatto del conflitto sul settore aereo. Ma nel corso di un convegno l’amministratore delegato di Ita Fabio Lazzerini non nasconde i suoi timori. “Con l’attenuarsi della pandemia ci attendevamo una ripresa del mercato ma la situazione attuale non va certo in questa direzione, non può consentire particolari dosi di ottimismo e sicuramente va monitorata con grande attenzione”, spiega. Sulla stessa linea il presidente dell’Enac Pierluigi di Palma secondo cui “gli attuali venti di guerrra potrebbero riportare le lancette indietro e di molto”. Intanto come rivela il presidente di Aeroporti 2030 Alfonso Celotto “molti aeroporti si stanno già attrezzando per accogliere i voli umanitari e fronteggiare ciò che potrà accadere nelle prossime settimane”.

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