Politico di lunga esperienza, ha uno stile sobrio e senza fronzoli
Olaf Scholz, esponente della Spd di 63 anni è uno dei tre candidati alla cancelleria tedesca. Specializzato in diritto del lavoro, è l’attuale ministro delle Finanze e vice cancelliere, ultimo di una serie di incarichi di vertice. Politico di lunga esperienza, ha uno stile sobrio e senza fronzoli, considerato tipico della sua città natale di Amburgo, dove un tempo lavorava come avvocato. Imperturbabile e incrollabilmente sicuro di sé, non è però un maestro di retorica.
Entrato nella Spd da liceale nel 1975, è stato deputato al Bundestag dal 1998 al 2001. Per un turbolento periodo è stato segretario generale dei socialdemocratici all’inizio degli anni Duemila (2002-2004), quando l’allora cancelliere Gerhard Schroeder affrontò dissenso. Scholz ha servito per la prima volta nel governo nazionale dal 2007 al 2009 come ministro del Lavoro, nel primo governo guidato dalla cancelliera Merkel, nel corso della crisi finanziaria globale. È diventato sindaco di Amburgo nel 2011, rimanendo tale fino al 2018, periodo in cui la città ha ospitato il vertice G20 nel 2017, ed è ricordato anche per aver sminuito il rischio di scontri tra dimostranti e polizia, che avvennero. Nel 2018 è diventato vice cancelliere. Si è candidato per la leadership dei socialdemocratici nel 2019, ma è stato bocciato, sconfitto da Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken. Come ministro delle Finanze, ha sostenuto la tassazione minima globale di almeno il 15% alle grandi aziende e ha guidato i tentativi di arginare l’impatto finanziario della pandemia. In quest’ultimo ruolo ha finito per avere ampia visibilità, soprattutto grazie ai fondi d’emergenza a sostegno di economia e cittadini.
“Questo è il bazooka che serve per farcela”, ha detto mostrandosi fiducioso, “mettiamo sul tavolo tutte le nostre armi per dimostrare che siamo abbastanza forti da superare qualsiasi difficoltà economica che questo problema possa comportare”. Parole molto lontane dai toni con cui era noto in passato, legati all’immagine di burocrate-tecnocrate che gli valse il soprannome ‘Scholzomat’ affibiatogli da Die Zeit (crasi del cognome e della parola Automat, cioè macchina).
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