Scambio di vedute Di Maio-Blinkem, Draghi al telefono con Erdogan
L’avvio del nuovo governo a Kabul non promette bene. Ma occorre continuare con le evacuazioni e fornire aiuti per evitare una crisi umanitaria in Afghanistan. E’ quanto emerso dalla riunione ministeriale della coalizione anti-Daesh/Isis copresieduta dal Segretario di Stato Usa Anthony Blinken e dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, a cui hanno partecipato in via telematica 22 paesi, oltre ai rappresentanti della Nato e dell’Unione europea.
Nonostante le promesse fatte dai talebani il nuovo governo ad interim annunciato dagli studenti coranici “non è inclusivo, e non comprende donne. Il governo e i talebani saranno giudicati dalle loro azioni: qualsiasi legittimità, qualsiasi sostegno dovrà essere guadagnato”, ha detto Blinken.
E si è tornato a parlare di condizioni, che dalle prime mosse delle nuove autorità già vacillano. Due di esse sono già state violate: il rispetto dei diritti umani, soprattutto delle donne, e la costituzione di un governo inclusivo. “Dobbiamo essere solidi come una roccia sui principi: non possiamo transigere sul rispetto dei diritti acquisti dai civili afghani in questi 20 anni.
“La nomina di ieri dei primi nuovi ministri afghani desta molte preoccupazioni”, ha detto il ministro Luigi Di Maio. Ma la priorità rimane quella di “prevenire una crisi umanitaria e flussi migratori incontrollati che potrebbero derivare dal collasso economico dell’Afghanistan”, ha rimarcato il titolare della Farnesina. “Per questo stiamo destinando 150 milioni di euro di aiuti umanitari a programmi di assistenza sia in Afghanistan che nella regione. Ciò includerà il reimpegno dei fondi originariamente destinati al sostegno alle forze afghane, circa 120 milioni di euro”.
Di nuovi stanziamenti in aiuti umanitari ha parlato anche il vicepresidente della Commissione Ue, Maros Sefcovic, nel read-out del collegio dei commissari. Dovrebbero essere circa 200 milioni aggiuntivi ma il problema è capire come farli arrivare a chi ne ha bisogno, agli sfollati interni, evitando che vadano alle autorità locali o a gruppi criminali.
Tutt’altro discorso, invece è quello del supporto finanziario al paese, per ora interrotto dall’Ue. “Per quanto riguarda l’assistenza allo sviluppo ci sono una serie di condizioni che derivano dal rispetto dei diritti delle donne e delle libertà fondamentali. E qui osserveremo molto da vicino come il governo che si insedierà si comporterà”, ha ricordato il commissario, che ha ribadito anche l’impegno a continuare le evacuazioni. “Ci potrebbero essere ancora delle persone in Afghanistan che dovrebbero essere evacuate verso un luogo sicuro: siamo in stretto contatto con gli Stati membri su questo”, ha detto.

Nello scacchiere geopolitico si è inserito anche il colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il Presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan. Un “fruttuoso e amichevole scambio di vedute si è concentrato sugli ultimi sviluppi della crisi afghana e sulle sue implicazioni a livello regionale, approfondendo le prospettive dell’azione della Comunità internazionale nei diversi fori, incluso il G20”. Fa sapere Palazzo Chigi.
Sul versante asiatico la Cina ha tutto l’interesse per giocare le sue carte. Il portavoce del ministero degli esteri, Wang Wenbin, ha riferito che Pechino è “disposto a mantenere la comunicazione con il nuovo governo afghano”. Più esplicito è stato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, nel suo intervento alla conferenza ministeriale. “Dobbiamo afferrare il periodo ‘finestra’ del paese dove la situazione afghana passa dal caos all’ordine, sulla base del rispetto dell’indipendenza sovrana e dell’integrità territoriale dello Stato, per esercitare un’influenza attiva e diretta sul cambiamento in corso”.
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