E’ tregua tra Israele e Hamas, cessate il fuoco ‘reciproco e simultaneo’ da questa notte

Prima l'ok di Netanyahu poi quello del movimento palestinese: uno stop alle violenze, che arriva dopo 11 giorni di combattimenti e bombardamenti.

E’ scattato dalle 2 di questa notte, ora locale, il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Al termine del consiglio di gabinetto, convocato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, Israele ha approvato il cessate il fuoco “reciproco e simultaneo”, confermato, poco dopo anche da Hamas. Uno stop alle violenze, che arriva dopo 11 giorni di combattimenti e bombardamenti.

Tregua in Medio Oriente dopo 11 giorni di scontri

Dopo un’intensa attività diplomatica su più fronti e 11 giorni di scontri, è dunque giunta la tregua tra Israele e Hamas. Fonti di entrambe le parti, per tutta la giornata di ieri, hanno fatto filtrare rumor sulla propria disponibilità, seppur con distinguo e continuando a ventilare minacce. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha riunito il gabinetto di sicurezza, pronto a votare a favore di un cessate il fuoco unilaterale che è entrato in vigore nella notte e che Hamas si è detta disponibile a rispettare. La Casa Bianca – che da giorni chiedeva una de-escalation – ha accolto le notizie come “chiaramente incoraggianti”; il portavoce Jen Psaki ha sottolineato che l’amministrazione Biden ritiene che gli israeliani “siano nella posizione di iniziare a concludere le loro operazioni e certamente questo è ciò che abbiamo comunicato ed è ciò che ci aspettiamo che accada”.

I colloqui si sono svolti tramite più canali. In primis i servizi di intelligence egiziani e l’inviato delle Nazioni Unite in Medioriente, Tor Wennesland. I mediatori del Cairo sono in contatto diretto con la leadership di Hamas nella Striscia di Gaza, mentre Wennesland si è recato a Doha per incontrare i dirigenti di Hamas. E poi c’è stato il lavoro diplomatico europeo, con la visita del ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, un colloquio tra il presidente palestinese Mahmoud Abbas e la cancelliera tedesca Angela Merkel, le dichiarazioni di quest’ultima secondo cui i contatti con il gruppo militante che controlla Gaza sono necessari “perché senza Hamas non c’è cessate il fuoco”. E soprattutto c’è stato i pressing del presidente Usa Joe Biden sullo storico alleato.

Hamas ha informato Hezbollah di acconsentire al cessate il fuoco con Israele da venerdì, mentre Israele avrebbe detto ai mediatori egiziani di sostenere una tregua a Gaza. Come parte del possibile accordo, secondo il New York Times, il gruppo militante palestinese dovrebbe fermare tutti i lanci di razzi contro le città di Israele, mentre quest’ultimo avrebbe chiesto lo stop allo scavo di tunnel, la cosiddetta ‘metro’ di Hamas, usata per gli attacchi. In cambio dovrebbe fermare i bombardamenti sulla Striscia. L’accordo mirerebbe anche a includere fasi successive, compresa la restituzione dei corpi di due soldati e due civili israeliani detenuti da Hamas, e per contro il passaggio di merci e denaro a Gaza.

Ma le trattative non hanno inizialmente fermato attacchi, raid e minacce. Il ministro della Difesa Benny Gantz ha parlato della campagna aerea di Israele a Gaza, affermando che “siamo preparati e desiderosi di espandere l’operazione in base alle esigenze”. Secondo l’esercito israeliano tra le 7 del mattino e le 7 di sera di ieri più di 300 razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza, 299 dei quali sono entrati in Israele e circa il 90% è stato intercettato; oltre 4mila quelli dall’inizio delle ostilità. Le vittime sarebbero almeno 232 tra i palestinesi, 65 delle quali bambini, 12 tra gli israeliani. Un membro di Hamas, Osama Hamdan, ha detto all’Associated Press che il gruppo “non ha carenza di missili” e che Mohammed Deif, un comandante che è stato braccato da Israele per decenni, è vivo e rimane responsabile delle operazioni militari a Gaza.

L’appello alla tregua delle Nazioni Unite: “Fare un passo indietro dal baratro”

Il segretario generale Antonio Guterres in una riunione di emergenza dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva chiamato tutti a “fare un passo indietro dal baratro”. Invito non raccolto dalle parti in causa, con il rappresentante palestinese che ha accusato di “genocidio” Israele e quest’ultimo che ha ribattuto parlando di “terrorismo”.