Onu accusa l'Europa: "Gli Stati si sono rifiutati di salvarli"
“Fuori, da qualche parte tra quelle stesse onde, un gommone che trasporta 120 persone. O 100 o 130. Non lo sapremo mai, perché sono tutti morti”. Sos Mediterranee affida alle parole della soccorritrice Luisa Albera, a bordo della Ocean Viking, il racconto dell’ultima strage di migranti nel Mediterraneo, al largo della Libia.
Giovedì Alarm Phone ha lanciato l’allerta per tre diverse imbarcazioni: una con 40 persone e due gommoni che avevano trai 100 e le 120 passeggeri ciascuno. La prima imbarcazione si è ribaltata, mentre un gommone ha fatto ritorno in Libia e a bordo sono stati trovati i cadaveri di una donna e un bambino. Del secondo gommone con 42 persone a bordo, invece, “non si hanno notizie da 53 ore”, fa sapere Alarm Phone.
Fonti della Guardia Costiera riferiscono che “l’evento è avvenuto in area di responsabilità sar libica”. “Le autorità libiche hanno assunto il coordinamento dell’evento – aggiungono – . La Guardia Costiera italiana, su richiesta delle autorità libiche, come previsto dalle convenzioni internazionali sul soccorso in mare, ha individuato le unità mercantili presenti in zona che sono state successivamente utilizzate dall’autorità libiche per le attività di ricerca nell’area”.
Con il passare delle ore si assottigliano le possibilità di trovare qualche superstite. “Speriamo che le persone a bordo siano ancora vive e chiediamo alle autorità di cercarle: non lasciate morire anche loro”, è l’appello di Alarm Phone che aveva diramato una richiesta di soccorso, che secondo la ong sarebbe stata ignorata dalle autorità libiche. La posizione gps delle imabarcazioni è stata comunicata alle autorità europee e libiche, ma che l’unica risposta è stata il sorvolo di un “aereo di sorveglianza di Frontex, sette ore dopo il primo allarme, che ha individuato l’imbarcazione e ha informato tutte le autorità e le navi mercantili in zona sulla situazione critica di pericolo”.
Anche le autorità europee, secondo il report di Alarm Phone confermato dall’ong Sea Watch, avrebbero respinto le responsabilità del coordinamento delle azioni di salvataggio, indicando in quelle libiche le “autorità competenti”. Un ‘lavarsi le mani’ che ha lasciato in balia del mare “con onde fino a sei metri” le imbarcazioni per una intera notte. “Le autorità dell’Ue e Frontex sapevano dell’emergenza, ma hanno negato il salvataggio”, ha scritto l’ong su Twitter. Più netta l’accusa dell’organizzazione internazionale delle migrazioni: “Gli Stati si sono rifiutati di agire per salvare la vita di oltre 100 persone che hanno supplicato e inviato richieste di soccorso per due giorni prima di annegare nel cimitero del Mediterraneo. È questa l’eredità dell’Europa?”, ha scritto su Twitter la portavoce Safa Msehli.
La tragedia è coincisa con l’incontro al Viminale tra il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e il ministro degli Affari Esteri libico, Najla El Mangoush, la prima donna nella storia del suo Paese a ricoprire questa carica. Lamorgese “ha ribadito l’esigenza di conferire nuovo impulso alle relazioni italo-libiche, tradizionalmente privilegiate, confermando da parte italiana l’adozione di una strategia ampia e articolata nell’impostazione dei rapporti con il nuovo governo di unità nazionale chiamato a gestire questa fase cruciale per la stabilizzazione del Paese nordafricano”. “Sono sicura che riuscirete a portare a termine con successo il vostro compito e, dal canto nostro, continueremo a sostenervi in tale percorso come abbiamo sempre fatto”, ha detto il ministro all’interlocutrice libica.
Chiedono un a soluzione per impedire le morti in mare anche l’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) che “ribadiscono il loro appello alla comunità internazionale affinché vengano prese misure urgenti per porre fine alla perdita di vite umane in mare. Queste misure includono la riattivazione delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, uno stop al ritorno in porti non sicuri e la creazione di un meccanismo di sbarco che sia sicuro e prevedibile”.
Un appello condiviso dal del Pd, Enrico Letta, che chiede di organizzare corridoi umanitari per i migranti. “Drammatiche le notizie della sciagura nel Mediterraneo – scrive su Twitter – . L’orrore deve spingerci ad agire. A non essere silenti. A non girarci dall’altra parte. I corridoi umanitari gestiti dall’Onu sono la soluzione”.
Polemico, invece, il leader della Lega Matteo Salvini che ha twittato: ” Altri morti, altro sangue sulla coscienza dei buonisti che, di fatto, invitano e agevolano scafisti e trafficanti a mettere in mare barchini e barconi stravecchi, anche con pessime condizioni meteo. Una preghiera e tanta rabbia”.
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