Le autorità algerine hanno recentemente deciso di rilanciare il progetto di sfruttamento del giacimento di zinco e piombo di ‘Tala hamza’, ma situato in un comune densamente popolato (oltre 12mila abitanti) e a meno di 18 km dal parco nazionale di Gouraya, classificata dall’UNESCO tra le ‘riserve della biosfera mondiale’, che ospita una biodiversità eccezionale e specie rare di animali e vegetali, sia terrestri sia acquatiche.

Venendo meno a tutti i loro roboanti impegni di buona governance ambientale e sicurezza sanitaria, le autorità algerine si sono ritirate dagli impegni suggeriti dalla compagnia canadese ‘Breakwater resources’, a causa di un costo ritenuto troppo alto, tanto che anche questo giacimento ha un forte impatto negativo sulle popolazioni locali e dista solo 15 km dalla città di Bejaia (203.000 abitanti).

Il permesso di sfruttamento per questo giacimento (con una superficie di 125 km quadrati), concesso ad un conglomerato cino-australiano guidato dalla compagnia mineraria ‘Terramin’, specifica che l’area interessata sarà sottoposta ad una grande attività estrattiva mineraria per un periodo minimo di 20 anni (durata stimata del giacimento di Tala Hamza), un periodo durante il quale verranno generati rifiuti tossici significativi (studi hanno dimostrato che c’è solo lo 07% di metalli da estrarre tra zinco, piombo, rame e ferro, e che il tasso di rifiuti sarà del 93%).

Riattivando questo progetto ad alto potenziale di rischio, i governanti algerini inevitabilmente esporranno pericolosamente gli abitanti di Tala Hamza e di Bejaia a una serie di metalli pesanti classificati come particolarmente dannosi per la salute. Il piombo entra velocemente nel corpo umano attraverso il contatto diretto con la pelle, gli occhi o dopo l’ingestione o l’inalazione, causando danni irreversibili all’organismo.

L’ambiente geografico di questa regione (compreso il parco nazionale di Gouraya) rischierebbe poi di patire per tale sfruttamento perché il piombo, a causa della mobilità della sua forma solubile, contamina irrimediabilmente le acque dei fiumi, delle falde acquifere, della flora acquatica e fauna, suoli e varie specie animali. È in questo contesto va ricordato il disastro avvenuto il 25 aprile 1998 nella cosiddetta miniera di piombo e zinco Aznalcollar nei pressi della città spagnola di Siviglia, la cui situazione è relativamente simile a quella di Bejaia: con la stessa concentrazione demografica e vicina a un parco naturale, ha quasi subito un grave disastro minerario a seguito di una frana che ha distrutto la diga di un bacino di stoccaggio di oltre 3 milioni di metri cubi d’acqua residua, satura di zinco, piombo, cadmio e rame. Migliaia di ettari di terreno agricolo sono stati inquinati per oltre 60 km lungo il fiume Guadiamar e resi sterili per decenni. L’ecosistema è stato distrutto, le riserve idriche contaminate minacciando seriamente anche l’approvvigionamento idrico della città: tutti i pesci, i crostacei e le altre forme di vita dei corsi d’acqua circostanti sono stati devastati a causa di questa tragedia ecologica.

Il disastro fu di tale portata che il Parlamento europeo approvò una risoluzione che vietava ogni attività estrattiva in zone a grave rischio per la popolazione o per l’ecosistema in generale. Nonostante gli enormi sforzi, un investimento statale di oltre 300 milioni di euro e l’utilizzo delle più avanzate tecniche igienico-sanitarie, la contaminazione del suolo persiste ancora oggi e sicuramente per molto tempo a venire.

L’insistenza delle autorità algerine a voler sfruttare questo miniera, nonostante i pericoli, quindi, appare almeno rischiosa. L’Algeria non ha fonderie o strutture di trasformazione metallurgica e sarà obbligata a vendere i metalli estratti, principalmente piombo e zinco, allo stato grezzo, pertanto i loro prezzi saranno inferiori se non verranno trattati (esempio piombo, molto più richiesto dello zinco viene venduto solo a 1,84 dollari al kg). Peggio ancora, il governo algernino intascherà solo il 35% dei ricavi dalle vendite, dal momento che il 65% della joint venture è detenuto da società straniere. Se questa bassa redditività aveva spinto diversi governi successivi a scegliere di non sfruttare questo deposito, questa brusca virata si attesta in un cambio di governance ad alti livello dove l’interesse mercantile ora supera quello di preservare l’ambiente e il benessere globale dei cittadini.

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