Oltre 4500 persone sono state arrestate in tutto il Paese
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta la Russia per chiedere il rilascio del leader dell’opposizione Alexei Navalny, nel secondo weekend di proteste che stanno facendo tremare il Cremlino. Secondo la ong Ovd-Info, che ha monitorato la situazione, oltre 4.500 persone sono state arrestate dalla polizia che ha usato metodi brutali contro manifestanti pacifici e giornalisti. Tra le persone fermate c’è anche la moglie dell’attivista anti-corruzione, Yulia Navalnaya, arrestata nel centro di Mosca, e poi rilasciata dopo alcune ore.
I dissidenti non si sono lasciati intimidire dagli avvertimenti lanciati dal governo e dalle forze di polizia, e sono scesi nelle piazze di decine di città, gridando slogan contro il presidente russo Vladimir Putin, in una massiccia mobilitazione che ha fatto seguito alle proteste dello scorso 23 gennaio che si sono concluse con 3mila arresti. Le autorità russe hanno cercato di scoraggiare la partecipazione popolare arrestando nel corso della settimana i principali collaboratori di Navalny, perquisendo i loro uffici e le loro abitazioni, e avvertendo i dissidenti che sarebbero andati incontro a pene detentive.
A Mosca, le autorità hanno introdotto misure di sicurezza senza precedenti nel centro della città, chiudendo le stazioni della metropolitana vicino al Cremlino, tagliando il traffico degli autobus e ordinando la chiusura di ristoranti e negozi. Migliaia di manifestanti hanno marciato per il centro della città per ore, intonando i cori: “Putin, dimettiti!” e “Putin, ladro!”, facendo riferimento all’inchiesta pubblicata dallo staff di Navalny, secondo cui il presidente sarebbe proprietario di una sontuosa reggia sul Mar Nero. A un certo punto, la folla si è diretta verso la prigione di Matrosskaya Tishina, dove è detenuto l’oppositore, ed è stata respinta dalla polizia che ha arrestato e picchiato i manifestanti. Nella capitale sono state 1.450 le persone arrestate, inclusa la moglie di Navalny, Yulia che, prima di scendere in piazza ha scritto su Instagram: “Se restiamo in silenzio, domani verranno a cercare qualcuno di noi”. La legale della donna ha riferito che la polizia ha compilato un verbale, che sarà esaminato domani da un tribunale, sulla partecipazione della donna a una “protesta non autorizzata”.
Scontri tra manifestanti e forze dell’ordine sono avvenuti anche a San Pietroburgo, dove sono state arrestate mille persone, compreso il noto rapper Oxxxymiron, poi rilasciato. Proteste partecipate si sono tenute anche nella Siberia orientale e a Ekaterinburg negli Urali.
Navalny è stato arrestato il 17 gennaio al suo arrivo a Mosca da Berlino, dove era in cura per riprendersi dall’avvelenamento, per il quale l’attivista anti-corruzione incolpa il Cremlino. Il 44enne, acerrimo nemico di Putin, è stato accusato di non aver rispettato i termini della sospensione della pena per una condanna per riciclaggio risalente al 2014, che l’oppositore ha definito politicamente motivata. Giovedì, un tribunale di Mosca ha respinto l’appello del blogger, che chiedeva di essere rilasciato, e martedì prossimo il tribunale deciderà se convertire la sua condanna sospesa di 3 anni e mezzo in una pena detentiva.
Gli Stati Uniti e l’Ue hanno condannato gli arresti e l’uso della forza da parte della polizia russa contro manifestanti pacifici e giornalisti. Mosca, da parte sua, ha accusato Washington di “ingerenze grossolane” nei propri affari interni. Fonti hanno riferito la ferma condanna della brutale repressione anche da parte della Farnesina.
Gli oppositori non sono intenzionati a fermarsi e lo staff di Navalny ha già convocato nuove proteste a Mosca per il 2 febbraio.
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