Il dissidente contro il portavoce Dmitri Peskov

La voce del dissidente russo Alexei Navalny torna a farsi sentire e arriva a colpire il Cremlino al cuore. Anche da Berlino l'oppositore, in piena convalescenza dopo il ricovero all'ospedale Charité, non si tira indietro e punta il dito contro lo 'zar': "Dietro il mio avvelenamento c'è Putin e non ho un'altra versione di quanto accaduto", racconta in un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel. Ma non è tutto. Il 44enne rilancia: "Non farò a Putin il regalo di non tornare" in Russia, dice senza mezzi termini evidenziando che "non tornare vorrebbe dire che Putin ha raggiunto il suo obiettivo".

L'attivista, che fa sapere di non avere paura, non ha intenzione di essere "il leader dell'opposizione in esilio" e ricorda come il suo "compito" sia di rimettersi in forma il prima possibile in modo da potere rimettere piede nel proprio Paese d'origine.Il dardo scagliato contro Putin scuote Mosca che passa al contrattacco attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, per il quale l'oppositore sarebbe al soldo degli americani: "Possiamo affermare – è l'accusa – che gli specialisti della Cia stanno lavorando con lui in questi giorni". E "questa non è la prima volta che riceve varie istruzioni", aggiunge Peskov. Navalny dal canto suo decide ancora una volta di non osservare il nemico da lontano ma di agire e stavolta lo fa tornando a usare il suo blog: "Intendo fare causa a Peskov", annuncia in una sfida aperta a Mosca chiedendo anche la pubblicazione delle prove a dimostrazione di quanto sostenuto. "Mostratele direttamente in tv, in prima serata, vi autorizzo", pungola l'oppositore.Già nel pomeriggio infatti accuse simili erano arrivate dal presidente della Duma, Vyacheslav Volodin: "È chiaro che Navalny stia lavorando con i servizi speciali e le autorità dei Paesi occidentali. Fa i loro interessi". Il capo della Camera Bassa aveva accusato l'attivista di essere stato "uno spudorato" visto che Putin "gli ha salvato la vita" e "tutti dai piloti, ai dottori al presidente, si sono sinceramente impegnati per salvarlo".

Ancora una volta su Navalny interviene il Parlamento europeo che, attraverso il presidente, David Sassoli, "chiede chiarezza sul caso e sollecita l'avvio immediato di un'indagine internazionale imparziale sulle violazioni degli impegni internazionali della Russia nel settore delle armi chimiche". Navalny è stato dimesso dal Charité lo scorso 23 settembre, dopo 32 giorni di ricovero, 24 dei quali in terapia intensiva. Secondo gli esperti del laboratorio specializzato dell’esercito tedesco, il 44enne è stato avvelenato con l'agente nervino di era sovietica Novichok, elemento che non fa che aumentare i sospetti sul Cremlino.

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