Tekoser, questo il suo nome di battaglia, militava tra gli internazionalisti nell'alleanza curdo-araba delle Forze democratiche siriane

Lo Stato islamico ha annunciato la morte di un uomo di nazionalità italiana nei combattimenti ad Al Baguz, l'ultima roccaforte dell'Isis, nella Siria nordorientale. Si tratta di Lorenzo Orsetti, fiorentino di 33 anni. Militava tra le fila degli internazionalisti nell'alleanza curdo-araba delle Forze democratiche siriane.

Lorenzo Orsetti, nome di battaglia Tekoser, il 'lottatore', combatteva da un anno e mezzo al fianco del popolo curdo contro l'esercito della Turchia e lo Stato Islamico. Nato nel 986 a Firenze, per 13 anni ha lavorato nel campo della ristorazione: è stato cameriere, sommellier e cuoco. "Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa. L'emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi", così in un'intervista al "Corriere Fiorentino" aveva raccontato la motivazione della sua decisione di partire per la Siria al fianco dei curdi.

Il padre Alessandro racconta gli ultimi momenti di Lorenzo: "Mi ha telefonato il suo comandante curdo e mi ha detto che Lorenzo è morto insieme a tutti quelli del suo gruppo in un contrattacco dell'Isis, che è caduto in battaglia. Sembra che il suo gruppo sia stato accerchiato: era con una unità araba, ma non so cosa significhi esattamente da un punto di vista militare. Li hanno uccisi tutti".  E aggiunge: "Spero adesso che questa sua morte voglia poter dire qualcosa per la causa dei curdi. Lorenzo cercava una causa in cui coinvolgersi, non sopportava di stare, come diceva lui, nel menefreghismo. Desiderava dare una svolta alla sua vita e già tre-quattro anni fa si interessava dei curdi e della loro condizione. Così è andato via per una causa, noi siamo contenti per lui, perché in fondo ha fatto una scelta importante. Certamente eravamo contrari, non gli si poteva dire 'vai, è bello', però abbiamo capito che per lui era una scelta per dei valori in cui credeva. E il popolo curdo merita che si faccia qualcosa nella sua lotta contro l'Isis e il fascismo. L'ultima volta che lo abbiamo sentito gli abbiamo detto 'torna a casa, la battaglia è finita, vieni via, il tuo lo hai fatto'".  Addolorata la madre: "È un bravo ragazzo. Ha sempre voluto aiutare gli altri. Voleva liberare i curdi dal fascismo. Noi eravamo contrari alla sua partenza, io non riesco più a dormire la notte, ma lui voleva aiutare questo popolo oppresso". 

A febbraio in un'intervista rilasciata al sito Gli occhi della guerra, il volontario italiano spiegava come "lo Stato islamico è un male assoluto. Questa è una battaglia di civiltà". Orsetti aveva la passione per la scrittura e alcuni suoi racconti sono stati pubblicati nella sezione Internazionale del portale Milano in movimento. Anarchico della brigata internazionale dei curdi nel nord est della Siria, lo scorso 13 marzo è partito per una nuova missione. "A quanto pare diverse case-trincee-tunnel sono rimaste. Non me lo faccio dire due volte, se tutto va bene domani riparto!", ha scritto su Facebook il giorno prima. Mercoledì scorso i combattenti curdi, tra cui Orsetti e le Unità di protezione del popolo curdo (Ypg), appoggiati da aerei americani, hanno tentato di rompere le ultime difese dell'Isis nella parte orientale della Siria, mentre i jihadisti hanno fatto resistenza nascondendosi sotto terra per sfuggire agli attacchi aerei.

Orsetti aveva parlato al telefono con 'Le Iene' poche settimane fa, alla vigilia della partenza per il fronte di guerra della Siria e alla trasmissione di Italia1 aveva detto: "Io non penso di tornare in Italia a breve, ma anche quando lo farò non avrò problemi ad assumermi le mie responsabilità. Sono molto orgoglioso di fare quello che sto facendo e sono convinto di stare dalla parte giusta. Ora, se anche conquisteremo l'ultima roccaforte di Al Marashidah, penso che la mentalità di Isis, feudale e patriarcale, sopravviverà. La battaglia è ancora lunga, ma siamo qui per questo".

'Le Iene' – si legge in una nota del programma Mediaset – pubblicano sul loro sito il video che Orsetti aveva mandato alla trasmissione tv in cui si riprende mentre spara con un kalashnikov sul fronte di Ajin, in Siria. E pubblicano anche l'audio integrale che il combattente filocurdo aveva mandato via WhatsApp alla redazione di Italia1, in cui commentava proprio l'esito della battaglia di Ajin. "E' stata molto dura. Abbiamo impiegato molto tempo a conquistare la città, che era una roccaforte di Daesh, molto ben difesa. Ogni volta che strappavamo a loro del territorio, poi Daesh contrattaccava ed eravamo costretti a ricominciare tutto daccapo. Molti miei compagni sono morti nello sforzo per conquistare Ajin. Ero già stato a Raqqa subito dopo la liberazione, sono abituato a vedere un certo tipo di distruzione, ma qui ad Ajin siamo proprio a un altro livello: sembra di stare dentro 'Guernica', il quadro di Picasso".

Numerosi i messaggi di cordoglio da parte della politica. "Un eroe", lo ha definito Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia. "Resterà alla storia come un combattente che ha sacrificato la sua giovane vita per la libertà di tutti noi e per difendere i valori dell'Occidente minacciati dall'integralismo islamico. Questo non attenua certo il dolore per la perdita di un italiano valoroso, di un ragazzo che ha scelto di unirsi alla lotta del popolo curdo nella trincea della democrazia contro un radicalismo religioso che ha trasformato una religione in un'ideologia totalitaria. Mi impegno ad onorare nel modo più degno la memoria di Lorenzo, un eroe".

"Una notizia terribile che arriva da lontano ma ci colpisce da vicino. Alla famiglia, che conosco, giunga il mio personale cordoglio e quello del Consiglio Comunale". Lo ha detto Stefania Collesei, vice presidente dell'Assemblea di Palazzo Vecchio, esprimendo il cordoglio da parte del Consiglio comunale di Firenze.

Più severo Manlio Di Stefano, sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri: "Io credo che siamo di fronte a un problema più grande che è quello della strana convinzione che far parte di una guerra sia la cosa giusta. Ogni cittadino dovrebbe mettersi di fronte alla consapevolezza che sono gli stati, con i loro apparati idonei, a dover gestire queste cose. Le guerre sono sempre guerre di sangue. A volte si fa una narrazione romantica dell'andare al fronte a combattere per i propri ideali ma al fronte si perde la vita e basta. Quella partita si deve giocare a livello politico, diplomatico, o con l'esercito dove serve, ma di certo non si può andare a combattere da soli".
 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: