Nuove libere elezioni o l'Europa riconoscerà Juan Guaido come presidente del Venezuela. È l'ultimatum che, seguendo la scia delle dichiarazioni di Spagna, Francia e Germania, l'Unione Europea ha dato a Caracas, dopo che l'oppositore di Nicolas Maduro si è autoproclamato presidente ad interim del Paese. Ma il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, non accetta ingerenze: "Nessuno ci darà ultimatum o ci dirà se ci saranno o meno elezioni".
Al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, dove si è consumato lo scontro tra Stati Uniti e Russia, Arreaza ha insistito sul fatto che Nicolas Maduro resterà presidente, nonostante la pressione internazionale. Washington ha sostenuto la necessità di riconoscere Guaido e di interrompere i rapporti economici con Maduro, mentre Mosca ha urlato al golpe statunitense. Intanto l'Italia non si è ancora espressa: le due anime del governo gialloverde viaggiano su posizioni differenti e non è ancora stata dettata una linea ufficiale.
L'ultimatum dell'Unione Europea. "L'Ue chiede con forza si tengano urgentemente elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili in accordo con gli standard democratici internazionali e con l'ordine costituzionale del Venezuela. In assenza di un annuncio sull'organizzazione di nuove elezioni dotate delle garanzie necessarie nei prossimi giorni, l'Ue prenderà nuove misure, anche sulla questione del riconoscimento della leadership del Paese", ha dichiarato l'alta rappresentante per la Politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini.
Condannando le "violenze indiscriminate delle autorità" nelle proteste, l'Ue ribadisce che "le elezioni presidenziali dello scorso maggio in Venezuela non sono state nè libere, nè giuste o credibili, mancando di legittimità democratica. Il Paese ha bisogno con urgenza di un governo che davvero rappresenti la volontà del popolo venezuelano". Inoltre, Mogherini "ribadisce il suo pieno appoggio all'Assemblea nazionale, che è il corpo democratico legittimo del Venezuela, e i cui poteri devono essere ripristinati o rispettati, anche le prerogative e la sicurezza dei suoi membri. Riaffermiamo la nostra profonda fiducia che una soluzione democratica pacifica e inclusiva sia l'unica via sostenibile per uscire dall'attuale impasse politica e dalla grave crisi sociale che ha provocato".
L'Unione europea si dice poi "a fianco del popolo venezuelano in questo momento critico" e sottolinea che "continua a seguire da vicino gli eventi" e ad "essere pronta ad agire in sostegno di un processo d'impegno immediato e credibile, anche con l'immediata creazione di un Gruppo internazionale di contatto". Inoltre, la nota precisa che "contatti e coordinamento con partner regionali e internazionali sono in corso e saranno intensificati nelle prossime ore".
La dichiarazione coordinata dei leader europei. I primi Paesi a dare otto giorni di tempo a Caracas per indire nuove elezioni, pena il riconoscimento di Guaido, sono stati in mattinata Spagna, Francia e Germania, con una dichiarazione coordinata. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, davanti al palazzo della Moncloa ha annunciato: "Se entro 8 giorni non ci sarà la convocazione di elezioni giuste, libere e trasparenti in Venezuela, la Spagna riconoscerà Juan Guaido come presidente". Poco dopo, su Twitter, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha scritto: "Il popolo venezuelano deve poter decidere liberamente il proprio futuro. Senza elezioni annunciate entro 8 giorni, saremo pronti a riconoscere Guaido come 'presidente in carica' del Venezuela per avviare un processo politico. Vi lavoriamo tra partner europei". La stessa comunicazione data da Berlino, sempre su Twitter, tramite la portavoce del governo tedesco, Martina Fietz: "Il popolo venezuelano deve poter decidere liberamente e in tutta sicurezza il proprio futuro. Se elezioni non saranno annunciate entro 8 giorni, siamo pronti a riconoscere Juan Guaido, che inizia tale processo politico, come presidente ad interim".
Nel pomeriggio anche l'Olanda e il Regno Unito si sono uniti all'ultimatum. "Il popolo venezuelano deve avere il diritto di determinare da sé quale futuro voglia", ha detto il ministro degli Esteri olandese Stef Blok. "Se non ci saranno elezioni libere, trasparenti e democratiche in Venezuela nei prossimi otto giorni, anche l'Olanda riconoscerà Guaido come presidente ad interim". Analoga richiesta dall'omologo britannico Jeremy Hunt, che ha citato su Twitter "la messa al bando di candidati dell'opposizione, le schede fasulle nelle urne e le irregolarità in elezioni profondamente viziate", che rendono Maduro illegittimo. Guaido ha reagito con entusiasmo all'annuncio dei leader europei: "Progressi nell'Unione europea per il riconoscimento e il pieno sostegno della nostra lotta legittima e costituzionale".
Scontro Usa-Russia all'Onu. Il segretario di stato Mike Pompeo ha chiesto ai membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu di riconoscere Guaido come presidente ad interim., mentre la Russia ha tentato, senza successo, di bloccare l'incontro, accusando gli Stati Uniti di un tentativo di golpe contro Maduro. Pompeo ha esortato i membri delle Nazioni unite a "schierarsi con le forze della libertà" in Venezuela: "Speriamo che ciascuna di queste nazioni garantirà di slegare i propri sistemi economici dal governo di Maduro e consentire agli asset che appartengono al popolo venezuelano di andare ai giusti governatori dello Stato".
Anche Maduro accusa gli Stati Uniti di golpe: "Non riposeremo sino a quando non sconfiggeremo il golpe che tenta di interferire nella vita politica del Venezuela, metter da parte la nostra sovranità e instaurare un governo fantoccio dell'impero statunitense. Siamo un popolo ribelle che difende gli ideali di un Paese con profonde radici storiche e che mai tradirà la patria. Nessuno ci sottometterà, il tempo delle invasioni e dei colpi di stato è finito, Non ci arrenderemo mai!".
Chiusi ambasciate e consolato Usa in Venezuela. La Commissione interamericana per i diritti umani ha diffuso una nota avvertendo che la vita e la salute di Guaido sono in pericolo, a causa dell'alta tensione politica nel Paese. Il sostegno di Washington per l'oppositore ha spinto Maduro a chiudere l'ambasciata e i consolati statunitensi, rompendo i legami diplomatici. Sebbene i diplomatici americani abbiano tempo sino a sabato per lasciare il Paese, gli Usa hanno rifiutato di rispettare del tutto l'ordine di uscita. Guaido invece ha chiesto loro di restare e mantenere aperte le sedi diplomatiche.

