Un'altra dura prova per May dopo la bocciatura dell'accordo. Se supererà il test, avrà tempo fino a lunedì per presentare il suo 'Piano B'
"Mancano 10 settimane al 31 marzo e ad oggi il rischio di un no deal non è mai parso così alto". Esprime preoccupazione il capo negoziatore per la Brexit dell'Unione europea, Michel Barnier, all'indomani della bocciatura dell'accordo con Bruxelles da parte del Parlamento britannico. "È troppo presto per valutare tutte le conseguenze di questo voto", ha sottolineato Barnier a Strasburgo, constatando "le motivazioni molto diverse e a volte opposte o contraddittorie" dei deputati britannici che si sono opposti all'intesa. "In questo contesto spetta alle autorità britanniche dare oggi o domani una valutazione del voto e al governo britannico indicare come voglia procedere verso un ritiro ordinato il 29 marzo", ha rimarcato il capo negoziatore.
E spetta sempre alla premier Theresa May affrontare il voto sulla mozione di sfiducia presentata dal leader laburista Jeremy Corbyn. Un voto che si terrà oggi alle 20 italiane e che nella speranza di Corbyn, porterà ad elezioni anticipate. Il partito unionista nordirlandese Dup, contrario all'intesa, ha già annunciato che sosterrà la prima ministra, cui è stato sinora indispensabile per la tenuta del governo.
Se supererà la prova della mozione, May avrà tempo fino a lunedì per presentare il 'Piano B'. La premier si trova davanti varie opzioni: impegnarsi per tornare a negoziare a Bruxelles o chiedere un rinvio della data del divorzio. Ma, come ricordato da Barnier, sembra sempre più vicina la possibilità di un no deal, un'uscita senza accordo, scenario temuto soprattutto dagli ambienti economici.
Nuovi negoziati difficili. Da parte dell'Ue un'eventuale rinegoziazione al momento sembra essere esclusa. "Non credo ci sia molto da cambiare, è stato concesso tutto ciò che si poteva concedere, potremo essere flessibili nel linguaggio politico, ma non cambiare contenuto", ha ribadito ad esempio il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. "I problemi sono in Regno Unito, loro sono usciti", ha aggiunto, ai microfoni di Radio Anch'io su Radio 1. "Siamo sempre pronti a parlare", ma "l'accordo sul ritiro concordato dai 27 Stati membri e dal Regno Unito non è aperto a rinegoziati" ha detto la portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, Schinas ha inoltre ribadito, citando Juncker, "che il rischio di uscita non ordinata è aumentato e, seppur non volendolo, continuiamo a lavorare perché l'Ue sia davvero pronta". Inoltre, ha sottolineato di "aspettarsi che il Regno Unito chiarisca prima possibile le intenzioni su ciò che vuole fare dopo, perché il tempo è quasi esaurito".
Della stessa opinione Frans Timmermans, secondo cui l'accordo raggiunto da Londra e Bruxelles è quello che "danneggia tutti il meno possibile". Il vicepresidente della Commissione europea ha poi concluso il suo intervento all'Europarlamento con una citazione dello scrittore britannico C.S. Lewis: "Non si può tornare indietro e cambiare l'inizio, ma si può cominciare da dove si è e cambiare la fine".
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