La 23enne milanese rapita lavora nel centro Zero-Gravity da un anno e mezzo. Si è laureata e diventata insegnante di acrobatica, poi in estate è partita come volontaria in Kenya

Trampolini elastici, pedane e tumbling track: è la quotidianità di Silvia Romano, tra capovolte, ruote e flick a corpo libero, alternate alle ore di studio per la laurea triennale in Mediazione linguistica. Sui materassoni blu della palestra Zero-Gravity di via Valvassori Peroni la 23enne milanese rapita in Kenya ha sempre messo tutta la disciplina che la contraddistingue. Lo assicurano i colleghi, esasperati nel giorno della scomparsa dalle troppe domande, anche quelle rivolte a se stessi: cosa sarebbe successo se, al termine del primo viaggio in Africa, Silvia si fosse decisa a tornare ai corsi di ginnastica invece che partire di nuovo per aiutare gli orfani.

Silvia lavora nella palestra Zero-Gravity da un anno e mezzo. A febbraio si è laureata con una tesi sulla tratta degli esseri umani e la prostituzione. Parallelamente al percorso universitario è diventata insegnante di acrobatica. "Ha iniziato a collaborare nella nostra palestra a giugno del 2017 grazie ai campus, e poi come istruttrice. Brava, determinata. Una ragazza modello", racconta a LaPresse Francesco Pisani, presidente e titolare del centro sportivo, conosciuto in città per i corsi di freestyle e tessuti aerei. Ma alla 23enne, con quel sorriso aperto al mondo e la voglia di aiutare il prossimo, una laurea e un lavoro vicino casa non sono mai bastati.

. "Il 2 luglio – spiega Pisani – ha interrotto la collaborazione con la palestra per andare con una prima onlus in Africa", la Orphans's Dreams. Ha salutato i colleghi, assicurando di rivedersi a inizio autunno. Ma quando, a settembre, la Africa Miele Onlus di Fano le ha proposto di restare con i bambini abbandonati a Chakama, un piccolo villaggio nella contea costiera di Kilifi, non se lo è fatto ripetere due volte. Perché Silvia, confida un'amica, è così: "Si dona agli altri, è generosa e il 'Continente nero' è la sua passione". A settembre ha telefonato al titolare della Zero-Gravity per dirgli che non sarebbe rientrata a lavoro. "Mi ha chiamato, ci siamo sentiti perchè stavano iniziando i nuovi corsi e Silvia doveva tornare in palestra. L'esperienza di volontariato con i bambini orfani la rendeva felice, e aveva avuto una nuova proposta da un'altra onlus per restare in Kenya ancora qualche mese – continua Pisani -. Aveva accettato, era entusiasta, pur rinunciando a insegnare ginnastica. E noi eravamo contenti per lei. Ora speriamo solo di riabbracciarla presto".

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