Sul fronte interno, la premier continua a lavorare per tentare di convincere la sua maggioranza della bontà dell'accordo
Appuntamento a Bruxelles nel pomeriggio tra la premier britannica Theresa May e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per discutere della "futura relazione" successiva al periodo di transizione post Brexit. Questo mentre, in patria, la prima ministra continua a dover difendere il progetto d'accordo sul divorzio, raggiunto una settimana fa dai negoziatori di Londra e Bruxelles. Questo mentre una fronda Tory resta duramente contraria al progetto di May, e mentre dalla Spagna è arrivata la minaccia di un "no" all'accordo, se non saranno previste modifiche su Gibilterra.
A mettere in guardia Londra e Bruxelles è stato il premier socialista spagnolo, Pedro Sanchez, che vuole il testo contenga dei chiarimenti su Gibilterra. Madrid rivendica la penisola, ceduta alla corona britannica in base al Trattato di Utrecht del 1713, e vuole la garanzia che futuri colloqui dell'Ue con il Regno Unito non riguardino il territorio. "Come Paese non possiamo concepire che ciò che succederà in futuro su Gibilterra dipenda da un negoziato" tra le due parti, ha detto Sanchez: la situazione dell'enclave britannica di 7 chilometri "dovrà essere qualcosa di definito, negoziato e deciso fra il Regno Unito e la Spagna". Senza questa garanzia, Madrid voterà "no" al vertice straordinario dell'Ue in programma domenica 25 novembre a Bruxelles, minacciando il sostegno espresso lunedì dai 27.
Sul fronte interno, May lavora per tentare di convincere la sua maggioranza che quello raggiunto sia il miglior accordo possibile. Dopo l'ondata di dimissioni del suo governo, ha riunito per la prima volta il Consiglio dei ministri dopo il rimpasto. Deve far sì che voti a favore dell'accordo, quando sarà presentato al Parlamento a dicembre, anche il piccolo partito unionista nordirlandese Dup. È un alleato fondamentale per May, perché le consente di avere la maggioranza assoluta in Parlamento. Ieri i 10 deputati del Dup le hanno lanciato un avvertimento: si sono astenuti dal votare tre emendamenti alla finanziaria e si sono allineati all'opposizione su un altro. Secondo il portavoce del Dup, Sammy Wilson, l'accordo violerebbe la "garanzia fondamentale" che l'Irlanda del Nord non abbia un regime differente dal regime del Regno Unito. Al centro c'è ancora il backstop, la clausola di sicurezza sul confine irlandese che aveva tenuto in stallo i negoziati. Il leader laburista, Jeremy Corbyn, e la premier scozzese, Nicola Sturgeon, hanno già annunciato la loro opposizione.
Sull'altro fronte aperto contro May ci sono i Tory ostili all'intesa. Il gruppo European Research Group (Erg), che raduna sostenitori della linea dura sul divorzio ed è guidato dall'euroscettico Jacob Rees-Mogg, la scorsa settimana aveva annunciato che una mozione di sfiducia sarebbe stata imminente. Invece, delle 48 lettere necessarie ne è arrivata appena una ventina. Il deputato Steve Baker assicura che è solo questione di tempo, in vista del voto al Parlamento sul testo.
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