Un discorso con al centro la sua idea di America: "Ho fatto più di ogni altro nella Storia". Attacchi all'Iran e alla Cina. Minaccia di attacchi chimici alla Siria
Come al solito: calmo, sorridente, pacato nell'esplicitazione dei suoi concetti in realtà piuttosto appuntiti, mai ammiccante, spesso tranchant, insomma senza sfumature di grigio, colorato solo nella capigliatura improbabile: Donald Trump non si è lasciato sfuggire la platea delle Nazione Unite per ribadire al mondo la centralità dell'America e, quindi, di se stesso. Era prevedibile, del resto. Rientra nel cliché del personaggio. La frase d'esordio, "ho fatto più di ogni altro nella storia", ha sollevato qualche risolino tra gli uditori e molta preoccupazione. Perché Trump lo crede davvero e perché, dopo quest'affermazione piuttosto impegnativa, così grande e grossa da sembrare addirittura una boutade, l'inquilino della Casa Bianca ha cominciato a menare fendenti.
In fondo, era preventivabile che Trump mettesse nel mirino alcune nazioni e alcuni 'nemici'. Coccolato Kim, ormai ex rocket-man (anche se le sanzioni resteranno fino a denuclearizzazione avvenuta), ha picchiato duro contro la Cina e le sue strategie commerciali "intollerabili", peraltro già contrastate con una politica daziaria drastica; ha invitato il pianeta a isolare l'Iran, che a sua volta sta cercando di annichilire l'alleato israeliano e che sta mettendo sottosopra il Medioriente; ha promesso al siriano Assad che di fronte ad attacchi chimici risponderà con attacchi chimici; ha lanciato un monito ai paesi dell'Opec per non aumentare il prezzo del petrolio; ha espresso concetti verticali nei confronti dei migranti, acciocché ciascuna nazione li gestisca come meglio crede, ovviamente Usa in primis; ha chiuso i rubinetti di finanziamento all'Onu. Poi, una frase che suona come un programma politico sovranista: "L'America è governata dagli americani. Respingiamo l'ideologia del globalismo e sposiamo la dottrina del patriottismo".
What else? Già, cos'altro? Questo per sottolineare tutto quello che ha detto, minacciato, paventato, millantato in mezz'ora scarsa di intervento, indirizzando lo sguardo ovunque nell'emiciclo newyorkese. Insomma, Trump ha fatto il Trump, recitando perfettamente la parte, non tradendo la fiducia di chi lo ha scelto per pilotare il cambiamento a stelle e strisce. La sensazione è che chi prima non lo prendeva sul serio, dopo quasi due anni di presidenza, abbia contezza di cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi. A un certo punto, tra i mille avvisi lanciati ai naviganti, è sembrato un po' il marchese del Grillo:
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