Lo rivela il giornale tedesco Die Welt. Già in passato era finito al centro di proteste

Il suo capo dell'intelligence avrebbe legami con il partito dell'estrema destra, l'AfD, così Angela Merkel sta pensando di destituirlo dal suo incarico. Hans-Georg Maassen potrebbe avere le ore contate. A riferirlo è Die Welt, che cita fonti vicine alla coalizione di governo di Berlino. La decisione sarebbe stata presa dalla cancelliera prima della riunione di crisi, prevista per martedì pomeriggio, dei leader dei partiti facenti parte della coalizione. Già durante il weekend precedente lo avrebbe comunicato ai principali membri della coalizione. Una sostituzione al vertice dell'agenzia BfV, quella di Maassen, che dovrebbe avvenire a prescindere dall'opinione del ministro dell'Interno, Horst Seehofer.

Già giovedì 13 settembre i socialdemocratici tedeschi avevano chiesto le dimissioni di Maassen, dopo che questi aveva contraddetto la cancelliera Merkel a proposito delle manifestazioni di neonazisti e ultradestra a Chemnitz. La cancelliera aveva condannato con durezza la "caccia agli stranieri", mostrata in vari video diffusi sui social media, ma Maassen aveva messo in dubbio l'autenticità di almeno uno di quei filmati. Secondo i critici, così, quest'ultimo ha tenuto le parti dell'estema destra e già in precedenza era stato accusato di aver incontrato politici dell'AfD per dare loro consigli su come evitare di essere messi sotto sorveglianza. Quando sembrava che lo scandalo fosse rientrato per volontà del ministro Seehofer, però, il caso si è riaperto.

Un deputato dell'AfD ha infatti dichiarato pubblicamente alla tv Ard che Maassen ha dato al partito dati ufficiali su degli islamisti prima della loro pubblicazione, scatenando così nuove proteste. L'agenzia BfV ha respinto l'accusa, dicendo che il capo ha incontrato i rappresentanti di tutti i partiti in Parlamento su richiesta del ministro dell'Interno e non ha passato informazioni illegalmente. Maassen ha assunto l'incarico nell'agosto 2012, dopo che il predecessore è stato costretto a lasciare perché è emerso che l'agenzia aveva distrutto dei file su sospettati della cellula neonazista Nsu.

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