In vista del mini vertice di domenica convocato dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker a Bruxelles, Emmanuel Macron e Pedro Sanchez si sono incontrati all'Eliseo e in una conferenza congiunta hanno annunciato la posizione di Francia e Spagna: sì a centri chiusi di sbarco e sanzioni a chi non rispetta le quote europee di accoglienza di migranti.
L'attacco all'Italia. Sulla crisi migratoria Macron tenta di ridimensionare i numeri: "Ci si dimentica che la crisi migratoria non è a livello di quella del 2011. Paesi come l'Italia non hanno gli stessi sbarchi dell'anno scorso perché grazie alla cooperazione europea abbiamo diminuito gli sbarchi dell'80%". Per Macron in Europa è presente "una crisi politica" scaturita da "estremisti che giocano sulle paure. Ma non bisogna cedere nulla allo spirito di manipolazione o ipersemplificazione della nostra epoca".
Anche Sanchez torna sul tema e non risparmia critiche a Roma. "Ci sono governi, come quello italiano, che stanno facendo politiche anti-europee, e dove l'egoismo nazionale è più diffuso. Questo – dice Sanchez in un'intervista a El Pais – ha anche a che fare con la mancanza di solidarietà dimostrata in precedenza dall'Ue nei riguardi di un Paese che ospita già mezzo milione di esseri umani provenienti dalle coste libiche. Il modo migliore per combattere l'eurofobia è con una maggiore integrazione".
I vicepremier contro Macron. Continuano quindi ad aumentare le tensioni dopo il paragone fra "il populismo e la lebbra" arrivato dall'inquilino dell'Eliseo mal digerito da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. E il ministro dell'Interno risponde immediatamente piccato al nuovo attacco: "650mila sbarchi in 4 anni, 430mila domande presentate in Italia, 170mila presunti profughi a oggi ospitati in alberghi, caserme e appartamenti per una spesa superiore a 5 miliardi di euro. Se per l'arrogante presidente Macron questo non è un problema, lo invitiamo a smetterla con gli insulti e a dimostrare la generosità con i fatti aprendo i tanti porti francesi e smettendo di respingere donne, bambini e uomini a Ventimiglia. Se l'arroganza francese pensa di trasformare l'Italia nel campo profughi di tutt'Europa, magari dando qualche euro di mancia, ha totalmente sbagliato a capire".
Dopo poco interviene anche Di Maio: "Le dichiarazioni di Macron sul fatto che in Italia non esista una crisi migratoria dimostrano come sia completamente fuori dalla realtà. Evidentemente i governi italiani precedenti gli avevano raccontato che il problema non esisteva, forse per far continuare indisturbato il business dell'immigrazione". "In Italia l'emergenza immigrazione esiste eccome ed è alimentata anche dalla Francia con i continui respingimenti alla frontiera – aggiunge -. Macron sta candidando il suo Paese a diventare il nemico numero uno dell'Italia su questa emergenza, il popolo francese è sempre stato solidale e amico degli italiani. Ascolti loro, non chi fa soldi sulla pelle di quelle persone".
E continua: "È ufficialmente finita l'epoca in cui l'Italia si fa carico di tutto. Noi scriviamo la parola fine al business dell'immigrazione. Gli Hotspot nei Paesi di primo sbarco vorrebbe dire 'Italia pensaci tu' – prosegue -. Non esiste. I centri vanno realizzati nei paesi di origine e transito e devono essere a guida europea. Questo è quello che il MoVimento 5 Stelle chiede da anni ed è quello che chiederà il Presidente Conte a Bruxelles. Non arretreremo di un millimetro. È l'ora della solidarietà europea!".
Per provare ad ammorbidire i toni, interviene la ministra della Difesa Elisabetta Trenta: "Solo se si abbassano i toni si arriva a risolvere il problema e la soluzione deve essere europea. Questo è quello che sosteniamo e questo è ciò per cui ci batteremo. Vogliamo europizzare la questione delle migrazioni. L'Europa deve farsene carico". E aggiunge: "La Francia, con la scelta di intervenire in Libia ha aperto le porte all'immigrazione: non possiamo trattare questo fenomeno come contingente ma cercare soluzioni condivise".
Centri chiusi di sbarco. Domenica a Bruxelles Francia e Spagna proporranno l'attuazione di "centri chiusi di sbarco sul territorio europeo". "Una volta sbarcati sul territorio europeo – ha spiegato Macron – noi siamo favorevoli ad attivare dei centri chiusi con mezzi europei che permettano una solidarietà finanziaria immediata, una creazione rapida dei dossier, una solidarietà europea e non una gestione caso per caso, in modo che ogni paese accolga in modo organizzato le persone che hanno diritti di asilo". Secondo il presidente francese, in questi centri chiusi si potrà esaminare con rapidità la situazione in cui versano i migranti e capire "chi ha diritto all'asilo" e chi, invece, va rispedito al paese di provenienza.
Al momento non esistono praticamente dei centri chiusi dove istituire le pratiche dei migranti in arrivo in Europa, ad eccezione di alcuni rari casi in Grecia e in Italia gestiti dall'Ufficio dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). La proposta franco-spagnola prevede un'azione su vasta scala con dei centri chiusi "nei paesi più vicini di sbarco", dove i migranti dovrebbero restare fino a quando il loro caso non verrà studiato.
Per i migranti che non hanno diritto all'asilo, Macron ha sottolineato la necessità di avere "solidarietà europea ed efficienza per accompagnare" queste persone "nel loro paese di origine" e "in nessun caso verso dei paesi di transito". "È una soluzione cooperativa e rispettosa della legge – ha aggiunto – dobbiamo rispettare i nostri principi e non lasciarsi scuotere dagli estremi", ha aggiunto alla vigilia del mini-vertice europeo sulla questione.
Sanzioni a chi non rispetta le quote. Macron si è detto anche favorevole a sanzioni finanziarie contro i Paesi dell'Unione europea che si rifiutano di accogliere i migranti. E ha spiegato che "non si possono avere Paesi che beneficiano ampiamente della solidarietà dell'Unione europea e che rivendicano ampiamente il loro egoismo nazionale quando si tratta di migranti". "Sono favorevole al fatto che vi siano sanzioni in caso di mancata solidarietà, che le condizioni in materia siano finanziate da aiuti strutturali", ha affermato ribadendo di essere "molto favorevole ad avere meccanismi che tengano conto di questo, è un dibattito che arriverà a tempo debito".
Sul soccorso in mare i due premier fanno sapere: "Chiediamo di non gestire caso per caso, proporremo uno schema chiaro: che lo sbarco di migranti rispetti le regole e i principi umanitari di soccorso e che avvenga nel porto sicuro più vicino".
Il mini vertice. All'incontro informale indetto da Juncker hanno aderito almeno 16 Paesi: inizialmente si era parlato di un summit a otto, con la partecipazione di Italia, Francia, Spagna, Germania, Grecia, Austria, Bulgaria e Malta. Da allora altri otto leader hanno manifestato la volontà di partecipare (Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Finlandia, Slovenia e Croazia). L'invito è aperto a tutti ma i Paesi del Gruppo Visegrad – cioè Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – hanno escluso di partecipare, definendo "inaccettabili" le proposte che si prevede di discutere in quella sede.
Berlino intanto cerca di sminuire l'importanza del summit domenicale, sottolineando che si tratta soltanto di "un incontro di lavoro". Secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel non ci sarà una dichiarazione finale, un dietrofront rispetto alla "bozza di dichiarazione" di cui si era parlato nei giorni scorsi. "Domenica sarà un primo scambio fra Stati membri interessati e colpiti, niente di più e niente di meno".

