È il nuovo leader dei "Republicains" e ora dovrà ricostruire una realtà politica ancora scossa dal fatto di non essere riuscita, per la prima volta nella Quinta Repubblica, ad arrivare al ballottaggio per la presidenza

Ha due anni in più dell'inquilino dell'Eliseo, e tra quattro potrebbe tentare di prendere il suo posto. Laurent Wauquiez, 42enne, è il nuovo leader dei 'Repubblicani', formazione di centrodesta francese fondata da Nicolas Sarkozy, che aveva trasformato il precedente partito Ump ma aveva poi abbandonato l'impresa quando François Fillon lo sconfisse alle primarie dell'anno scorso. Wauquiez si è imposto con il 75% dei voti sugli sfidanti Florence Portelli (16%) e Mael de Calan (9%).

"Ricostruiremo tutto, rinnoveremo tutto, con volti nuovi – ha affermato nel suo discorso Wauquiez, già ministro degli Affari europei sotto la presidenza dello stesso Sarkozy -. Il vecchio paesaggio politico si è sciolto, e tanto meglio: così ci reinventeremo tutto!". In linea teorica, il nuovo capo de 'Les Républicaines' (o LR) può davvero aspirare a sfidare Emmanuel Macron per diventare presidente nel 2022, ma la strada che porta all'Eliseo è certamente perigliosa (lo dimostra il tentativo di riprovarci di Sarkozy, naufragato proprio alle primarie di questo partito). La vera sfida per Wauquiez, come ha sottolineato nel suo discorso d'insediamento, è proprio ricostruire una realtà politica – quella del centrodestra d'Oltralpe – ancora scossa dal fatto che, per la prima volta nella Quinta Repubblica, non è riuscita ad arrivare al ballottaggio per la presidenza. Gli sfidanti, infatti, erano lo stesso Macron e Marine Le Pen, leader del 'Fronte Nazionale' alleato alla Lega di Matteo Salvini. In quell'occasione, Wauquiez preferì l'astensione, non votanto né per l'uno né per l'altra.I 'Repubblicani', poi, sono stati saccheggiati dal nuovo presidente che, una volta all'Eliseo, ha chiamato una serie di figure provenienti dalla formazione di centrodestra, nel tentativo di mettere assieme un governo trasversale, sparigliando le carte e le normali dicotomie tra destra e sinistra, già archiviate dalle elezioni della scorsa primavera. Non a caso il partito ha espulso Bruno Le Maire e Gérald Darmanin, che militavano nelle fila dei 'Repubblicani' ma hanno accettato di diventare ministri con deleghe economiche nel governo voluto da Macron. Lo stesso primo ministro, Eduard Philippe, viene da quel partito. Non è stato formalmente espulso, ma se ne è allontanato. Le prossime mosse del nuovo presidente saranno vagliate dal consiglio nazionale del 27 gennaio 2018. "Io, ho quattro anni per ricostruire", ha spiegato il neo-eletto, pensando naturalmente a Macron, al quale viene augurata "lunga vita", anche se "non escludiamo che possa essere fermato prima!".

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