Carrie Lam eletta 'chief executive' dell'ex colonia britannica
Hong Kong ha deciso di nominare per la prima volta una donna, Carrie Lam, come 'chief executive' dell'ex colonia britannica restituita alla Cina, in un'elezione ristretta in cui ha vinto la candidata scelta da Pechino. Lam, 59 anni, non è stata infatti eletta dal popolo di Hong Kong ma è stata voluta dal governo cinese e poi nominata con 777 voti da un comitato composto da circa 1.200 notabili locali. La donna, attuale numero due dell'esecutivo locale, assumerà l'incarico il 1° luglio e dovrà affrontare la sfida di governare una città di sette milioni di abitanti più divisa che mai. Nelle sue prime parole dopo l'elezione, Lam ha promesso di "curare la divisione sociale" e di difendere gli interessi di Hong Kong di fronte a Pechino. "Hong Kong sta subendo una divisione molto grave e ha accumulato molta frustrazione – ha dichiarato – la mia priorità sarà quella di curare la frattura, alleviare la frustrazione e riunire la nostra società per avanzare". La donna è assolutamente consapevole che la sua nomina, guidata da Pechino, non gode dell'approvazione popolare. Se avessero potuto scegliere autonomamente, i cittadini avrebbero forse optato per John Tsang, grande favorito dai sondaggi, personaggio dell'establishment considerato più aperto al dialogo, che però ha ottenuto solo 365 voti. In campagna elettorale erano comunque assenti i candidati indipendentisti dei gruppi pro-democrazia.
La vittoria è stata annunciata tra i fischi dei rappresentanti democratici del Parlamento di Hong Kong, critici con il sistema di selezione, e di circa duecento persone che hanno trascorso la mattina elettorale protestando di fronte al Centro congressi cittadino, dove si stava tenendo l'elezione. "L'unità sarà raggiunta passo dopo passo – ha spiegato la neo 'chief exective' – ma per favore, datemi l'opportunità e il tempo".
La scelta da parte di Pechino su Lam non è stata casuale: era la numero due dell'amministrazione che ha resistito al Movimento degli Ombrelli quando nel 2014 per 75 giorni centinaia di migliaia di ragazzi occuparono le strade di Hong Kong invocando elezioni libere. Lam ha anche guidato la delegazione che ha incontrato i leader degli studenti democratici, opponendo continui 'no' alle loro richieste. La sua nomina riflette quindi la volontà cinese di continuare a controllare e a influenzare le relazione con Hong Kong, nel suo periodo più complicato dopo che le proteste del 2014 hanno aumentato il risentimento sociale sull'ingerenza di Pechino negli affari cittadini. "Io voglio maggiore democrazia ma Hong Kong si trova di fronte a molti problemi. Perchè non cominciamo con i problemi più facili?", ha spiegato Lam evitando di rispondere se durante i prossimi cinque anni di governo sarà suo interesse lottare per un futuro suffragio elettorale dei cittadini di Hong Kong.
Case, istruzione, sanità e il futuro dei giovani saranno invece le priorità della neo eletta, cosciente di ereditare una città colpita dalle crescenti disuguaglianze sociali, dall'aumento dei prezzi delle case e da un'economia rallentata.
Come era stata pronosticato, le sua nomina è stata duramente criticata dai principali promotori delle proteste del 2014 in cui si chiedeva il suffragio universale, e dai candidati indipendentisti. ". È un incubo per Hong Kong", ha dichiarato l'attivista Joshua Wong, uno dei leader della Rivoluzione degli Ombrelli. "Teoricamente – ha aggiunto lo studente attraverso la formazione politica che guida, Demosisto, nata per difendere l'autonomia di Hong Kong dalla Cina – un capo esecutivo dovrebbe essere un ponte tra il governo centrale e il popolo di Hong Kong ma Lam sarà un ponte inclinato: ci dirà solo quello che vuole Pechino e non sarà espressione di quello che la gente vuole dal regime comunista".
Dal canto suo, il governo cinese ha espresso la sua approvazione per la nomina di Lam attraverso un comunicato emesso dall'Ufficio degli Affari di Hong Kong e Macao e dove si precisa che il processo elettorale è stato 'corretto' e che la vincitrice "rispecchia gli standard stabiliti per un 'chief executive', inclusi quelli di amare il proprio Paese e Hong Kong, avere la fiducia di Pechino e possedere le capacità per governare e per ottenere il sostegno del popolo". L'investitura ufficiale sarà il 1° luglio in occasione del 20esimo anniversario del ritorno della colonia britannica alla Cina, in un evento a cui probabilmente sarà presente il presidente cinese, Xi Jinping, che per la prima volta visiterà Hng Kong dalla sua elezione nel 2013.
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