Il presidente eletto dovrà nominare 4mila persone per incarichi aperti

Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, punterebbe su lealisti come l'ex sindaco di New York Rudy Giuliani e ideologi conservatori come l'ex ambasciatore all'Onu John Bolton per la sua futura amministrazione. Ieri Mike Rogers, esperto di sicurezza nazionale ed ex deputato del Michigan che guidava la Commissione intelligence alla Camera, ha annunciato le dimissioni dal 'transition team', la squadra incaricata di gestire la transizione verso la Casa Bianca. Un addio che arriva cinque giorni dopo l'improvvisa sostituzione di un suo stretto alleato, il governatore del New Jersey Chris Christie, dalla guida del team. Un funzionario del Gop ha parlato in via anonima di una 'purga' in corso per cancellare le figure relativamente moderate che hanno lavorato con Christie.

Giuliani e Bolton sono entrambi considerati due possibili candidati alla segreteria di Stato, secondo fonti vicine a Trump. L'ex sindaco di New York, che gestì gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, è noto per la sua linea dura sulle questioni di sicurezza nazionale. Bolton è a sua volta un 'falco' della politica estera: l'anno scorso disse che gli Stati Uniti avrebbero dovuto bombardare l'Iran per mettere fine al suo programma nucleare.

A meno di 70 giorni dall'insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio, Trump ha poco tempo per scegliere i suoi massimi collaboratori. Digiuno di incarichi politici, dovrà nominare 4mila persone per incarichi aperti. La Casa Bianca ha però fatto sapere che il suo vice, Mike Pence, non ha ancora depositato le carte necessarie per iniziare a lavorare alla transizione con l'amministrazione uscente del presidente Barack Obama.

Intanto, alla Trump Tower di New York il magnate ha incontrato Pence e altri collaboratori per discutere la sua squadra. Tre essi Steve Mnuchin e Jeff Sessions. Il primo, 53enne presidente e ceo di Dune Capitale, ex banchiere di Goldman Sachs e presidente finanziario della campagna elettorale del repubblicano, è ritenuto tra i favoriti come segretario al Tesoro. Sessions, senatore dell'Alabama e tra i più stretti alleati di Trump a Washington, potrebbe essere titolare della Difesa.

Due gli incarichi che sono stati sinora assegnati. Reince Priebus, presidente del Comitato nazionale repubblicano sarà il capo dello staff alla Casa Bianca, scelta considerata dalla leadership repubblicana un segnale di volontà di lavorare assieme al Congresso. Dove il Gop mantiene la maggioranza, sia al Senato sia alla Camera, ma dove molti repubblicani si erano opposti alla candidatura di Trump. Ha invece scatenato polemiche la scelta di Steve Bannon, numero uno della campagna elettorale, come 'chief strategist' (capo stratega) e consigliere anziano del presidente. I democratici, i gruppi per i diritti civili e vari repubblicani si sono scagliati contro l'ex capo di Breitbart News accusandolo di posizioni neonaziste, suprematiste bianche e antisemite.

Né l'incarico di Priebus, né quello di Bannon necessitano di conferma al Senato, ma altre funzioni governative lo prevedono. E ciò potrà creare difficoltà. Un esempio sono le critiche già piovute su Bolton: il senatore repubblicano Rand Paul lo ha accusato di aver sostenuto la guerra in Iraq, dopo che Trump in campagna ha ripetutamente attaccato la sfidante democratica Hillary Clinton per lo stesso motivo.

Intanto, Paul Ryan è stato confermato dai suoi compagni di partito come presidente della Camera, per proseguire il suo incarico quando il nuovo Congresso si insedierà a gennaio. La sua nomina non era del tutto scontata, dopo che nel corso della campagna elettorale aveva ritirato il sostegno a Trump. L'appoggio oggi è stato unanime e necessiterà di approvazione formale a gennaio, ma vista la larga maggioranza repubblicana è improbabile che la nomina sia bocciata. Proprio oggi il deputato del Wisconsin aveva dichiarato: "Benvenuti all'alba di un nuovo governo repubblicano unificato", promettendo che la leadership del Congresso lavorerà "mano nella mano" con Trump.

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